mercoledì 29 giugno 2016

SOCRATE, I COLTI E GLI IGNORANTI



Roberto Faviano. O nobile Socrate, ti saluto!
Socrate. Faviano, ottimo amico, che piacere vederti!
F. Ti stavo cercando o Socrate.
S. Cosa ti spingeva a cercarmi?
F. Volevo proporre alla tua attenzione questa mozione indirizzata al parlamento britannico.
S. Di che si tratta?
F. E' presto detto. Con questa mozione si invita il parlamento britannico ad approvare una legge che renda invalido l'infame voto sulla brexit, regolamenti diversamente i referendum e ne indica uno nuovo.
S. Mi lascia un po' perplesso la cosa.
F. Non c'è motivo di perplessità o Socrate. Il parlamento inglese dovrebbe stabilire che per uscire dalla UE occorre una maggioranza del 60% dei voti, quindi indire un nuovo referendum. La parola spetterebbe comunque agli elettori.
S. Si, ma dimmi, ottima persona. Se si facesse ciò che tu proponi, si rivotasse e la brexit ottenesse, poniamo, il 61% dei suffragi cosa proporresti?
F. Mah, non saprei.
S. Forse di fare una nuova legge che stabilisca che per uscire dalla UE occorre il 62% dei voti e quindi indire un nuovo referendum?
F. Potrebbe essere una buona idea.
S. Non saprei. Dimmi caro Fasiano, tu segui il calcio?
F. A volte si, lo trovo divertente anche se protesto contro la mercificazione dello sport messa in atto da...
S. Lasciamo perdere la mercificazione dello sport, amico mio. Dimmi, segui i mondiali e gli europei?
F. Si
S. Benissimo. Cosa diresti se dopo la finale di un europeo di calcio, giocata, ad esempio, fra Germania ed Inghilterra e vinta dagli inglesi per due a uno, la FIFA si riunisse, approvasse una regola che stabilisse che la finale di un europeo deve essere vinta con almeno due goal di scarto ed ordinasse che la finale venisse rigiocata?
F. Direi che si tratterebbe di una cosa del tutto ingiusta ed assolutamente non sportiva.
S. E, immaginiamo che si rigiocasse la finale e che di nuovo vincesse l'Inghilterra, stavolta per due a zero.
F. Ci sarebbe quasi da esserne soddisfatti.
S. E se di nuovo la FIFA si riunisse, stabilisse che lo scarto minimo debba essere di tre goal ed ordinasse una nuova finale, che diresti?
F. Direi che si tratterebbe di una prepotenza intollerabile e che gli inglesi dovrebbero rifiutarsi di giocare la nuova finale.
S. Anche io direi una cosa simile, nobile amico. Ma, non ti sembra che si tratti di una situazione identica a quella su una eventuale ripetizione del referendum sulla brexit?
F. referendum, calcio... nulla hanno in comune....
S. Qualcosa si, mi pare, e cioè che le regole vanno rispettate. Se si vota secondo certe regole, ad esempio che se la maggioranza vota SI o NO i SI o i NO vincono e basta, non si può dopo, a risultato acquisito, dire: “si doveva votare secondo regole diverse”, ne convieni?
F. Forse.
S. Anche perché in questo modo si potrebbero spingere i cittadini, a “non giocare la partita”, fuor di metafora, a non accettare le regole del gioco democratico.
F. Cioè?
S. Se le regole della democrazia vengono costantemente violate e non si mette in atto ciò che il corpo elettorale decide si potrebbe creare una orribile situazione in cui non sono i voti a decidere, ma altre cose.
F. Sono quasi minacciose le tue parole o Socrate, molto poco democratiche.
S. Nessuna minaccia, io sono il più mansueto degli uomini, ma mi pare che a violare la democrazia sia chi pretende di ignorare i risultati elettorali e chiede che si continui a rivotare fino a che il risultato del voto non sia a lui favorevole. E temo, lo ripeto, temo, che simili scelleratezze conducano ad esplosioni di violenza.
F. Posso anche concordare o Socrate, ma tutto il discorso che abbiamo fatto sinora è viziato, direi, da un equivoco.
S. Di quale equivoco si tratta, o Faviano?
F. Finora abbiamo parlato di democrazia, ma non avalliamo in questo modo le illusioni di chi si fida della gente ignorante? Guarda, o Socrate, ciò che è successo in Gran Bretagna. Una massa di vecchi, ignoranti, campagnoli ha allontanato dall'Europa un grande paese. A nulla sono serviti i voti di baldi giovani traboccanti cultura. Il voto di paesani ignoranti ha avuto lo stesso peso di quello di studenti universitari, operai che passano la domenica allo stadio hanno contato quanto solerti frequentatori di cineclub, contadini ed allevatori sono stati messi sullo stesso piano di coltissimi conduttori di talk show. Un simile stato di cose è profondamente ingiusto e provoca solo danni. Con la disastrosa brexit ne abbiamo avuto la prova.
S. Mi sembra, che tu sia contro la democrazia...
F. Contro la democrazia no, contro l'ignoranza, contro una democrazia che da forza a chi nulla sa e toglie forza a chi sa.
S. Può essere interessante la tua tesi, nobile amico, ma, come possiamo dar forza a chi sa se manteniamo il suffragio universale?
F. E' proprio questo il punto o Socrate, il suffragio universale va sostituito. Dovrebbe votare solo chi ha una certa cultura. Si potrebbe sottoporre ad un esame chi deve votare e concedere il diritto al voto solo a chi abbia sufficienti nozioni. Molti disastri sarebbero evitati in questo modo.
S. Un esame per gli elettori quindi...
F. Certo, questo io propongo, oppure di riservare ai soli laureati il diritto di voto. Non dirmi che non sei d'accordo o Socrate, proprio tu,
una persona coltissima!
S. Caro Faviano, io amo la verità e cerco di avvicinarla, ma, ti assicuro, più studio, e mi arrovello più mi rendo conto di essere terribilmente ignorante, tanto ignorante da dover essere escluso dal voto, se questo fosse riservato solo ai sapienti come te.
F. La tua è falsa modestia Socrate.
S. Niente affatto, solo consapevolezza dei miei limiti e, forse, dei limiti degli esseri umani. Anche per questo mi lascia perplesso la tua proposta.
F. E' una proposta perfettamente sensata invece.
S. Tu vorresti che potesse votare solo chi ha un certo titolo di studio, una laurea ad esempio, o sbaglio?
F. Non sbagli affatto
S. Dimmi, a tuo parere è meglio che le università svolgano una funzione culturale oppure una funzione politica?
F. Non saprei.
S. Dalle università devono uscire buoni medici e buoni ingegneri, e buoni matematici e buoni insegnanti, concordi?
F. Concordo.
S. Non buoni seguaci di questo o quel partito, concordi?
F. Concordo.
S. Ma, se si legasse il diritto di voto alla laurea, l'università non finirebbe per assumere finalità politiche?
F. Non saprei.
S. Professori di sinistra favorirebbero allievi di sinistra e l'opposto farebbero professori di destra, con grave danno alla funzione cultuale delle università. Non credi che sarebbe possibile una cosa simile?
F. Mi sembra che tu esageri o Socrate. In ogni caso si potrebbe rimediare a questi difetti legando il diritto di voto non alla laurea ma ad un attestato rilasciato da una apposita commissione.
S. Interessante proposta. Però ti chiedo: la commissione che dovesse decidere chi è abbastanza colto da poter votare sarebbe composta da esseri umani vero?
F. Certo, che discorsi.
S. Ed è o non è vero che tutti gli esseri umani hanno qualche idea politica?
F. Direi di si.
S. Ma, non ci sarebbe allora il rischio che la commissione decidesse basandosi su criteri politici e non culturali, al solo fine di escludere dal voto chi sembrasse lontano dalle idee degli esaminatori? Si cadrebbe nella stessa situazione paventata per le università.
F. Questo mi sembra molto improbabile o Socrate. Si potrebbe fare un esame a quiz. Un semplice questionario, da cui fosse impossibile risalire alle simpatie politiche degli esaminandi, risolverebbe ogni difficoltà
S. Prima vorresti legare il diritto di voto alla cultura, poi leghi la cultura ad un questionario. Non credo che potremmo definire colta una persona solo perché ricorda in che anno morì Napoleone, o ignorante una che lo ha scordato.
F. O Socrate, quante difficoltà fai! Meglio un po' di cultura che nessuna cultura.
S. Dimmi nobile amico. Preferiresti farti operare da un mediocre medico o da un medico bravo?
F. Da uno bravo ovviamente.
S. E da uno bravo o da uno bravissimo?
F. Da uno bravissimo, ma, cosa c'entra questo col nostro discorso?
S. Mi sembra che c'entri, perché, se davvero si deve legare il diritto di voto alla cultura, non si vede perché lo si debba legare ad un po' invece che a tanta o tantissima cultura.
F. Benissimo, leghiamolo allora alla massima cultura! Alla fine concordi con me o Socrate!
S. Non so. Dimmi o coltissimo amico, mi spiegheresti il principio di indeterminazione di Heisenberg? Ti confesso che mi riesce molto ostico.
F. Principio di... Heis...Ber... interminazione? Intermittenza? Veramente or ora mi sfugge...
S. Non ti preoccupare amico mio, sfugge ad un sacco di gente. Però, anche tu non potresti votare se optassimo di legare il diritto di voto non dico alla massima, ma anche solo ad una decente cultura.
F. O Socrate basta! Ironizzi su di me con grande arroganza, fai vani giri di parole, ti lanci in sofisticherie astruse! Vorresti escludere uno scrittore come me dal diritto di voto! Mi stai facendo davvero arrabbiare.
S. Non ti arrabbiare caro Faviano. Io non voglio escludere né te né alcun altro dal diritto di voto. Dico al contrario che nulla è meno indicato del voto a decidere su questioni culturali. Proprio per questo è sbagliato, a mio avviso, concedere il diritto di votare solo a chi possiede certi livelli di istruzione.
F. Vorresti negare che sia importante essere istruiti?
S. Dio me ne guardi. E' bene essere istruiti, e di certo il voto delle persone istruite è più consapevole di quello di chi istruito non è. Ma da questo non deriva che chi non è istruito, o molto, o moltissimo istruito non debba avere il diritto di votare.
F. Mi sembra un discorso contraddittorio il tuo.
S. Non lo è affatto. Dimmi, un ragazzo con un elevato quoziente di intelligenza studierà con maggiore o minore profitto di uno con un quoziente normale o basso?
F. Studierà con maggior profitto, ovviamente.
S. E da questo deriva che va escluso dalla scuola dell'obbligo chi ha una intelligenza non vivacissima?
F. No ovviamente. Ma... di nuovo cominci a sofisticare o Socrate. Il diritto di voto è cosa ben diversa, dal diritto allo studio; porta a scelte che riguardano tutti, non solo il singolo interessato.
S. Concordo su questo, anche se ne traggo conclusioni molto diverse dalla tue, ma, se permetti, su questo vorrei tornare fra un po'. Ora mi interessa approfondire il discorso sul rapporto fra voto e cultura, possiamo procedere?
F. E sia, procediamo.
S. Gli scienziati sono persone colte vero?
F. E come no?
S. Ti risulta forse che gli scienziati mettano ai voti le loro teorie?
F. Non mi risulta.
S. Scienziati che discutono di scienza non si sognano neppure di decidere col voto quale fra le varie teorie sia giusta e quale no.
F. Così è
S. E qualcuno ha mai votato per stabilire se Beethoven sia o non sia stato un grande musicista?
F. Non mi risulta.
S. E si è mai votato per stabilire chi fra Platone ed Aristotele avesse ragione sulle molte cose che li dividevano?
F. Sembra proprio di no.
S. E, bada, mi riferisco al voto delle sole persone colte. Il voto di scienziati su teorie scientifiche, filosofi su sistemi filosofici, musicisti su questioni musicali. Nessuna controversia culturale si è mai risolta col voto, neppure col voto rigorosamente limitato agli esperti.
F. Così pare.
S. Non ti sembra che da questo si possa dedurre che il voto non decide chi, in una controversia culturale abbia ragione e chi torto?
F. Può essere così, ma questo da ragione a me direi.
S. Non mi sembra proprio. Il voto non decide della verità, eppure in politica si vota. Tu proponi un voto limitato alle sole persone colte, ma questa limitazione non ha nessun valore perché alle elezioni non si decide chi abbia torto e chi ragione; e se di questo si dovesse decidere, il voto, limitato o meno, non servirebbe.
F. Mi sembra assai azzardato il tuo discorso, o Socrate. A me sembra che col voto si decida precisamente chi ha torto e chi ha ragione, per questo voglio un voto limitato alle persone colte.
S. Poniamo che in Italia possano votare solo i laureati e che alla elezioni vinca il partito X. Da quanto tu dici dovremmo dedurre che quel partito ha ragione, questo tu pensi?
F. Si, penso questo.
S. Poniamo ora che alle elezioni successive gli elettori, sempre laureati, votino per il partito Y, da quanto tu dici dovremmo dedurre che la ragione è passata ora al partito Y?
F. Si, dovremmo.
S. Quindi la ragione sarebbe un certo anno del liberalismo ed un certo altro anno del socialismo. Nel gennaio 2010 la teoria politica liberale sarebbe vera perché i liberali hanno vinto le elezioni. Ma nel settembre del 2010 si tengono nuove elezioni perché il governo liberale è andato in crisi, e stavolta vince il partito socialista, e questo rende vera la teoria politica socialista. Questo tu pensi?
F. Non so...
S. Lo stesso programma sarebbe giusto o ingiusto a pochi mesi di distanza. Non solo, sarebbe giusto in Italia ed ingiusto in Francia, Giusto a Roma e ingiusto a Genova. Una certa dottrina politica avrebbe ragione a Milano e torto a Cagliari. Ti sembra sensato tutto questo?
F. Direi di no.
S. E non ti pare che termini come vero o falso, giusto o sbagliato, ragione o torto perderebbero ogni senso in una simile situazione?
F. Non so... che razza di discorsi fai o Socrate, confusi, tortuosi, sofistici!
S. Non mi sembra. Tutto infatti ridiventa semplice se si ammette ciò che è evidente, cioè che si vota non per stabilire il vero o il falso, e neppure la ragione o il torto.
F. E per cosa allora si voterebbe, a tuo parere?
S. Si vota, direi, per assicurare rappresentanza ad idee, interessi e valori presenti nella società, per stabilire chi abbia diritto di governare, nel rispetto ovviamente della minoranza e dei diritti delle persone, ed infine per poter pacificamente sostituire chi governa se fa eventualmente troppi danni. Si tratta, come vedi, di cose che riguardano tutti e su cui tutti devono poter dire la loro, indipendentemente dal livello di cultura.
F. Ma no, o Socrate! Tutti i tuoi discorsi sul vero ed il falso, e sulle elezioni che avrebbero poco a che fare con il vero ed il falso mostrano di essere solo vani sofismi. Quale che sia lo scopo delle elezioni il loro risultato ha sempre conseguenze importanti per tutti, lo avevamo già detto prima, se ben ricordi.
S. Si, lo ricordo.
F. E, proprio perché le elezioni hanno comunque importanti conseguenze non possono essere aperte a tutti. Non si può affidare il destino di un popolo a persone incolte, ignoranti, rozze e volgari. Ti faccio io una domanda, o Socrate, tu viaggeresti su un aereo guidato da un pilota incapace?
S. No.
F. Vedi che mi dai ragione? Per le elezioni il discorso è simile.
S. Permetti ora a me di domandarti una cosa, nobile amico. Se tu volassi sull'aereo di una certa compagnia e facessi un pessimo viaggio, e ti venissero dubbi sulla competenza del pilota, avresti o non avresti il diritto di non scegliere più per i tuoi viaggi, aerei di quella compagnia?
F. Certo che lo avrei.
S. Lo avresti anche senza sapere nulla di come si pilota un aereo?
F. Direi di si.
S. E se mangiassi in un ristorante cibo pessimo avresti o non avresti il diritto di non tornarci, più, e di sconsigliarlo ai tuoi amici, anche se non avessi esperienza alcuna di arte culinaria?
F. Si, avrei un tale diritto.
S. E dimmi ora, a tuo parere Lenin era più o meno colto di un contadino russo analfabeta?
F. Che razza di domanda, era assai più colto.
S. E Stalin era più o meno colto dello stesso contadino?
F. Più colto, ma cosa c'entra tutto questo?
S. Dimmi ora, Hitler era più o meno colto di un ebreo polacco che non aveva neppure frequentato la scuola elementare?
F. Uffa! Era più colto, ovviamente.
S. I contadini russi a cui Lenin strappava il raccolto e che Stalin voleva spedire a forza nelle fattorie collettive, avevano o non avevano il diritto di opporsi a tali politiche, o per farlo dovevano prima laurearsi in agraria?
F. Non saprei...
S. E l'ebreo polacco che Hitler voleva spedire nelle camere a gas aveva o non aveva il diritto di opporsi, o per farlo doveva prima laurearsi in genetica, teologia e storia?
F. Penso avesse il diritto di opporsi, ma questi sono esempi esagerati, situazioni al limite.
S. E se un primo ministro assai colto in economia, come il signor Monte ad esempio, decidesse di raddoppiare le tasse, i contribuenti tartassati avrebbero o non avrebbero il diritto di criticare, e cercare di sostituire quel primo ministro o dovrebbero prima laurearsi alla Bocconi?
F. Di nuovo, non saprei
S. E se quel primo ministro decidesse che la casa in cui vivo, e che ho comprato a prezzo di gran sacrifici, dovesse essermi confiscata e ed adibita ad alloggio per i migranti, io avrei o non avrei il diritto di oppormi o prima dovrei laurearmi in scienze politiche?
F. Non so, forse avrei un simile diritto.
S. E ritieni che sarebbe meglio se mi opponessi col fucile o col voto?
F. Col voto, certamente.
S. Non ti sembra allora che si possa concludere che è certo un bene che a governare siano persone colte e competenti ma, proprio perché le conseguenze del loro operato riguardano tutti, tutti abbiano il diritto di controllarlo e giudicarlo?
F. Non lo so. I tuoi sofismi sono insopportabili o Socrate. Fai lunghi giri di parole, muovi tutti i concetti, metti in dubbio tutto!
S. Mi limito a cercare di approfondire le cose, nobile amico.
F. No, ti diverti con vani sofismi. I tuoi ragionamenti sono contorti, lontani dal modo di pensare delle persone normali, dal loro buon senso.
S. Io sono convintissimo che qualsiasi persona normale può seguirmi senza difficoltà. Però, permettimi di dirti che mi stupisci, caro Faviano.
F. Perché mai?
S. Tu contrapponi ai miei “vani sofismi” il buon senso delle persone normali, è vero?
F. Si, è vero.
S. Ma, scusa, non avevi iniziato a parlare dicendo che le cosiddette persone normali sono incapaci di far scelte giuste, che sono rozze e volgari e che non ci si può affidare a loro per le decisioni importanti?
F. Basta o Socrate, mi hai davvero fatto perdere la pazienza! Ti saluto!
S. Non ti arrabbiare amico mio! Ti vedo rosso in volto, con gli occhi fiammeggianti. Mi fai quasi paura. So che sei stato un grande pugile in gioventù. Ti sei perfino classificato al dodicesimo posto in un torneo rionale e la tua ira spaventa un vecchietto tremebondo come me! Su, facciamo pace e continuiamo amabilmente a discutere!
F. Preferisco si no. I tuoi sofismi mi hanno fatto venire una terribile emicrania.. Addio o Socrate.
S. Arrivederci nobile amico.

martedì 14 giugno 2016

SOCRATE E LE ARMI



Socrate. Buona giornata o Pendolo!
Nico Pendolo. Salute a te nobile Socrate.
S. Ti vedo scuro in volto amico mio. Qualche triste pensiero attraversa la tua mente?
P. E come non potrebbe, o Socrate? Con tutto quello che succede! Di continuo orribili crimini causati dall'immondo commercio di armi. La gente viene ammazzata ed i mercanti di morte si ingrassano sulle umane tragedie. Il mio cuore si spezza di fronte a tanta nequizia.
S. Anche io provo orrore di fronte alle notizie di stragi e massacri, nobile amico. Però, fammi capire, cosa vuoi dire con precisione quando parli dei mercanti di morte?
P. E' semplice o Socrate! La causa di tutto sta nel mercato delle armi! La gente uccide perché ci sono le armi. Sono le armi a causare la morte delle persone. Tolte le armi scompaiono stragi e massacri. Tutto è semplice, cristallino. Sono certo che concordi con me, o Socrate!
S. Ma, non saprei.
P. Come non sapresti, è tanto chiaro!
S. Dimmi nobile amico, se io sparassi ad una persona, fossi scoperto e processato e mi difendessi dicendo che non io ho ucciso quella persona ma la pallottola della mia pistola, cosa pensi mi si potrebbe dire?
P. Beh... ti si potrebbe dire che la pallottola ha ucciso perché tu hai premuto il grilletto.
S. Infatti. Quindi non l'arma ma io sarei il responsabile della morte di un essere umano.
P. E' evidente.
S. Quindi non le armi vanno messe sotto accusa ma coloro che le usano
P. Ma no o Socrate! Chi le usa non potrebbe farlo se le armi non ci fossero! Se non ci fossero i costruttori ed i mercanti di armi non ci sarebbe chi le usa.
S. Fammi ben capire. Tu sostieni che le persone uccidono e fanno le guerre perché c'è chi produce e vende le armi?
P. Certo, precisamente questo io sostengo.
S. Sostieni quindi che le armi sono la causa delle guerre?
P. Certo, lo ribadisco.
S. Ma, non pensi che potrebbe essere vero il contrario?
P. Non ti seguo...
S. Dimmi, o Pendolo. A tuo parere si fabbrica il pane perché la gente sente la fame o la gente sente la fame perché si fabbrica il pane?
P. Direi che si fabbrica il pane perché la gente sente la fame.
S. E questo vale per la produzione dei cibi in generale?
P. Sembra di si.
S. E dimmi ora. Si costruiscono, auto, treni ed aerei perché la gente ama viaggiare o la gente ama viaggiare perché qualcuno costruisce navi, aerei e treni?
P. Non saprei, a volte la produzione stimola i bisogni.
S. Certo, ma si può stimolare qualcosa che non esiste o addirittura ripugna?
P. Che intendi dire?
S. Se qualcuno aprisse un ristorante in cui si servono cibi che provocano fortissimi attacchi di nausea, credi che molta gente ci si recherebbe a mangiare?
P. Direi di no.
S. E se qualcuno lanciasse sul mercato un'auto che viaggia a 10 chilometri all'ora e consuma in dieci minuti 50 litri di benzina, pensi che molti la comprerebbero?
P. Direi di no.
S. Quindi la produzione può stimolare bisogni che comunque hanno radici nella natura umana, indipendentemente dalla produzione stessa, concordi?
P. Concordo.
S. Tornando allora ai nostri aerei, treni ed auto...
P. E sia o Socrate, siamo d'accordo. Si costruiscono auto, treni ed aerei perché la gente ama viaggiare e non viceversa. Ma, cosa c'entra tutto questo con le armi?
S. Si produce cibo perché la gente sente la fame, auto perché ama viaggiare, indumenti perché vuole vestirsi, case perché cerca un riparo...
P. Certo, certo...
S. Ed armi perché esistono scontri, contese, guerre. Non sono le armi a causare le guerre, direi, ma le guerre a far si che le armi vengano costruite. Mi sembra, ottimo amico, che il tuo discorso sul rapporto fra guerre, terrorismo ed armi sia rovesciato e tu scambi fra loro cause ed effetti.
P. Ma no o Socrate! Come si potrebbe combattere senza armi?
S. Combattimenti, contese, guerre sono sempre esistiti. Esistono anche nel mondo animale, per il cibo, l'accoppiamento sessuale, il territorio, la supremazia nel branco. Esistevano fra i nostri progenitori, armati solo delle proprie mani, o al massimo di clave e bastoni. Qualcuno ha cominciato a costruire armi sempre più sofisticate perché i contrasti esistevano, non viceversa. Se fossimo sempre vissuti nel paradiso terrestre, in assoluto amore reciproco a nessuno sarebbe mai venuta un'idea tanto strana.
P. Ma il tuo è un discorso di rassegnazione o Socrate! Le guerre e con queste i crimini, il terrorismo, sono sempre esistiti dici. Ma è nostro dovere combatterli, contrastarli! Per questo bisogna proibire le armi!
S. Proibire le armi? Certo, questo si che è un nobile obiettivo!
P. Vedo che finalmente rinsavisci, o Socrate!
S. L'obiettivo è nobile, ma...
P. Niente “ma” o Socrate...
S. Nobile amico, lo sai come sono fatto, anche di fronte a nobili, elevatissimi, obiettivi son colto da dubbi che mi impediscono i facili entusiasmi, permettimi quindi di esplicitarli, anzi, aiutami a superarli rispondendo a qualche mia domandina...
P. E sia o Socrate, domanda pure.
S. Dimmi, o Pendolo, se nel 1939 la Polonia avesse proibito alla Germania di costruire armi, e le avesse ordinato di distruggere quelle già costruite, pensi che la Germania avrebbe obbedito?
P. Beh... direi di no.
S. E se il governo italiano, per bocca del suo inarrivabile leader, intimasse oggi all'Isis di non comprare armi e di fare a pezzi quelle già a sue mani, pensi forse che l'Isis obbedirebbe?
P. Sembrerebbe di no
S. E se tu vedessi, mentre passeggi per strada, un mascalzone armato di coltello che sta massacrando una giovane fanciulla e gli dicessi: “ti ordino di gettare via il coltello”, credi che il mascalzone obbedirebbe?
P. Direi di no.
S. Non basta quindi proibire le armi perché queste scompaiano, ne convieni?
P. Certo che ne convengo, ma proprio per questo occorre obbligare chi  costruisce, compra e vende armi a farla finita.
S. Concordo, ma... come pensi che lo si possa obbligare?
P. Non saprei...
S. Si può obbligare un uomo armato a deporre le armi se non si è armati a propria volta?
P. Sembrerebbe di no.
S. E si può costringere solo col sorriso e la parola una gran massa di fanatici armati sono ai denti a deporre mitra, pistole e coltelli?
P. Pare di no.
S. E si può obbligare senza la minaccia delle armi uno stato grande e potente a non minacciare armi alla mano i propri pacifici vicini?
P. Anche questo sembra assai improbabile.
S. Sembra anche a me. Potremmo allora dire che le armi servono anche per indurre prepotenti, fanatici e delinquenti a più miti consigli?
P. Non saprei...
S. Tu hai un figlio o Pendolo?
P. Si lo ho avuto grazie alla fecondazione...
S. Non mi interessa come lo hai avuto, volevo solo chiederti: se vedessi un omone grande e grosso che sta per strozzare il tuo amato bimbetto, cosa faresti?
P. Cercherei di colpirlo con un pugno.
S. Potrebbe non bastare e comunque un pugno può, anche lui, essere un'arma.
P. Chiamerei la polizia.
S. Potrebbe non arrivare in tempo. E comunque la polizia sarebbe armata.
P. Sono sofismi i tuoi.
S. Nessun sofisma, ti sto facendo il quadro di una situazione del tutto possibile.
P. Forse...
S. Dimmi allora ottimo amico, se vedessi un omaccione che sta per uccidere tuo figlio e fossi armato che faresti? Useresti o non useresti la pistola?
P. Ebbene si, la userei!
S. Quindi concordi con me che a volte l'uso delle armi è necessario.
P. Forse.
S. E che per obbligare i violenti, i fanatici ed i prepotenti a lasciare le armi occorre che i non violenti le abbiano, le armi, e le sappiano usare, possibilmente bene.
P. Così sembra.
S. E dimmi ora, usare un'arma per salvare, ad esempio, un bambino, vuol dire usarla a fin di bene?
P. E come no?
S. Un'arma quindi può essere usata sia a fin di bene che a fin di male, per uccidere o salvare un bambino ad esempio.
P. Forse è così.
S. Ma, se un certo oggetto può essere usato sia a fin di bene che a fin di male, possiamo considerare quell'oggetto, in quanto tale, causa del male?
P. Che discorsi fai o Socrate! Confusi, attorcigliati, sofistici!
S. Non mi sembra o uomo eccellente. Dimmi, è vero che l'acqua è strumento di vita e di refrigerio ma può diventare causa di morte e strumento di tortura?
P. Certo che può diventarlo! Infatti gli imperialisti americani ed i sionisti reazionari...
S. Per carità, lasciamo perdere gli imperialisti ed i sionisti, evitiamo di allargare il discorso. Concordi che con l'acqua si può prestar soccorso ad un uomo oppure torturarlo?
P. Concordo.
S. Quindi ammetterai che in quanto tale l'acqua non è causa del male e che tutto dipende dal come viene usata, e a che fine.
P. Ebbene... si, lo ammetto.
S. E questo vale anche per le armi, visto che un'arma può essere usata per salvare un bambino, o impedire un attentato, e che con le armi si possono respingere le aggressioni dei prepotenti e dei fanatici.
P. Può darsi che sia così. Ma io non parlavo delle armi ma dei mercanti e dei costruttori di armi o Socrate, di coloro che si arricchiscono sui morti e sulle stragi.
S. Capisco, la differenza è fondamentale. Però, scusami, tu ammetti che dei poliziotti usino le armi?
P. Beh... direi di si.
S. E quelle armi qualcuno dovrà pur costruirle, o no?
P. Direi di si
S. E chi non le costruisce in proprio dovrà comprarle, vero?
P. Sembrerebbe
S. Dal che si deduce che dovranno esserci dei costruttori e dei mercanti di armi, giusto?
P. Sembra di si
S. E visto che quelle armi sono destinate alla polizia, che le usa per fini condivisibili, i mercanti ed i costruttori di armi in questo caso serviranno al raggiungimento di fini condivisibili, possiamo dirlo?
P. Forse possiamo. Ma io mi riferivo agli altri, a quelli che le armi le vendono ai terroristi.
S. Preziosa precisazione amico mio. Da cui mi sembra che si possa concludere che non è criminale chi costruisce e vende le armi, ma chi le vende ai terroristi e le costruisce per i terroristi, concordi?
P. Non so...
S. Dimmi nobile amico, chi compra un'arma è un criminale perché la compra o perché intende usarla per un attentato terroristico?
P. Perché intende usarla per un attentato, direi.
S. E chi la vende, è un criminale perché la vende o perché la vende a chi vuole usarla per un attentato?
P. Sembrerebbe che sia criminale perché la vende a chi vuol commettere un attentato.
S. Quindi non il costruire o il vendere armi è in se criminoso, ma il costruirle ed il venderle a terroristi o altri criminali.
P. Forse si.
S. Quindi non è il commercio di armi a rendere criminale il terrorismo, ma il terrorismo a rendere criminale il commercio di armi, puoi concordare?
P. Si... penso di poter concordare.
S. Possiamo allora concludere che è il terrorismo la causa  del commercio di armi quando questo è un atto criminale?
P. Ma non lo so! Forse si, si...
S. Ma, nobile amico, non avevamo cominciato a discutere dicendo che è il commercio di armi la causa del terrorismo ed è sempre la costruzione e la vendita di armi il vero, intollerabile crimine?

P. Basta Socrate, si è fatto tardi e le tue parole mi hanno causato un gran mal di testa. Devo scappare!
S. Mal di testa? Spero ti passi presto amico eccellente! Arrivederci Pendolo!
P. Addio o Socrate!