martedì 3 luglio 2018

METICCIATO E TENDENZE STORICHE

Per alcuni esisterebbe una inarrestabile, fatale tendenza storica verso quello che chiamano il “meticciato universale”.
“Vi opponete alle migrazioni” dicono a chi non guarda di buon occhio gli attuali processi migratori, “ma questo dimostra solo la vostra ignoranza della storia. Nella storia ci sono sempre state migrazioni, movimenti e misture di popoli. Cercando di opporvi alle migrazioni dimostrate solo di essere degli illusi e degli ignoranti. Esiste una tendenza irresistibile verso il meticciato e voi, branco di ignoranti, non potrete certo arrestarla”.
Cosa rispondere a questo tipo di profondissime considerazioni?
In primo luogo va rilevato che l'uso stesso del termine “meticciato” è mistificatorio. Questo termine infatti rimanda a caratteristiche i tipo etnico e razziale. Usandolo i sostenitori delle migrazioni cercano di accreditare l'idea che chi si oppone a queste lo fa perché non ama le persone che hanno la pelle di un colore diverso dal suo. In realtà non si tratta del colore della pelle. Ad essere decisive sono le differenze e, quando ci sono, le incompatibilità culturali, non quelle etnico razziali.
In secondo luogo è il concetto stesso di “tendenza inarrestabile” ad essere sbagliato. Nella storia esistono certamente tendenze di lungo periodo, situazioni oggettive, ma queste producono risultati politici diversi a seconda della volontà degli esseri umani. La Russia nel 1917, per fare solo un esempio, era certamente in una situazione oggettivamente molto difficile. Ma non stava scritto da nessuna parte che questa dovesse sfociare nell'Ottobre rosso. Si elimini Lenin e si elimina dalla storia un “fatterello” come la rivoluzione d'ottobre, con tutte le sue enormi conseguenze. Parlare di “migrazioni” senza fare accenno alle politiche con cui queste possono essere favorite o contrastate, governate o lasciate al loro corso “naturale” è mistificatorio.
Infine, e collegato col punto precedente, il discorso secondo cui se certi fenomeni esistono, o sono esistiti, nella storia non si può far altro che assecondarli è moralmente inaccettabile. Nella storia sono esistiti anche lo schiavismo e la servitù della gleba, i roghi per “streghe” e liberi pensatori ed il fanatismo religioso. Poche cose hanno avuto tante conseguenze nella storia come le guerre. Da tutto questo vogliamo trarre la conclusione che oggi si debba lavorare per una situazione di guerra permanente? O che valga la pena di tornare alla tratta degli schiavi?

Ma veniamo al punto principale. Nella storia esistono certamente tendenze di lungo periodo, anche se non “fatali”. Ed è certamente esistita nella storia la tendenza alle migrazioni di interi popoli, e con questa la tendenza dei popoli a mischiarsi, ma anche a sterminarsi, fra loro. Ma il punto non è questo, ovviamente. Il punto è tutto concentrato in una semplice domanda: la tendenza dei popoli a migrare e, a volte, a mischiarsi va nel senso di un universale meticciato? Il mondo tende a diventare un'unica, enorme, area grigia in cui tutte le differenze siano annullate, tutti i confini e le barriere abolite? La risposte è molto semplice: NO.
La avventura terrena dell'uomo inizia col nomadismo ed evolve verso la stanzialità. I nostri più antichi progenitori erano cacciatori raccoglitori privi di fisse dimore. Si spostavano dove era più facile cacciare e procurarsi cibo. Una delle più grandi innovazioni di tutta la storia umana, l'invenzione dell'agricoltura e dell'allevamento, coincide con il superamento del nomadismo e l'inizio della stanzialità. Successivamente, il passaggio dalla economia di saccheggio dei popoli nomadi a tecniche produttive relativamente efficienti coincide, di nuovo, con la formazione di raggruppamenti umani a base territoriale.
In Europa dopo la caduta dell'impero romano un processo storico durato molti secoli ha portato il nostro continente al Sacro Romano Impero prima ed alla sua dissoluzione dopo, al sorgere del feudalesimo, agli scontri fra imperatore e signori feudali, fra papa e imperatore ed infine, faticosamente, alla nascita dei moderni stati nazionali. Il processo storico di cui le migrazioni fanno parte ha condotto il continente europeo non ad una uniformità “meticcia” ma alla frammentazione in stati diversi ed autonomi, spesso in contrasto fra loro.
Gli Stai Uniti d'America sono nati da un grande processo migratorio, che, detto per inciso, ha avuto conseguenze non troppo felici per chi già viveva nel continente americano. Ma quel grande processo migratorio è culminato con una separazione, quella delle colonia americane dalla Gran Bretagna, e con la nascita di un nuovo popolo, un nuovo stato, una nuova cultura. Considerazioni simili, anche se non identiche, possono farsi per paesi dell'America latina, per l'Australia o la Nuova Zelanda. I movimenti dei popoli non sono andati nel senso del meticciato universale ma, al contrario, in quello della particolarizzazione. Nel senso di un vasto meticciato imposto ai popoli sono andati semmai i grandi imperi dell'antichità
e, per periodi più limitati di tempo, quelli più vicini a noi.
Per farla breve, non esiste alcuna tendenza storica all'universale meticciato. I movimenti di popolazioni che caratterizzano la storia sono sempre sfociati nella nascita di nuove particolarità statali e culturali. E sono spesso stati caratterizzati, è bene non scordarlo, da immani tragedie.

L'idea che collega l'indubbia presenza nella storia di grandi processi migratori con una presunta tendenza al meticciato universale si riduce alla banalissima constatazione che il risultato finale di un certo processo non può precedere il processo stesso. I popoli, gli stati e le civiltà di oggi non sono sempre esistiti, non esistevano due o tre millenni fa, ovviamente. Si sono formati nel corso di un tormentato cammino storico in cui le migrazioni, le divisioni e le fusioni di popoli, ed anche la scomparsa di interi popoli e civiltà, hanno avuto una indubbia rilevanza. Ma la affermazione secondo cui il risultato di un processo storico non precede il processo stesso è solo un volgare truismo. Dire che l'evento E, risultante degli eventi A, B, C che lo hanno reso possibile, non esisteva prima di A, B e C è una banale ovvietà che non dice nulla sulle caratteristiche di E. Le migrazioni di popoli hanno contribuito al meticciato o alla formazione di nuovi raggruppamenti umani, nuove civiltà, nuovi stati? Mischiandosi due popoli contribuiscono al meticciato universale o non danno vita piuttosto ad un nuovo popolo che si differenzia dagli altri? I processi di fusione sono o non sono accompagnati da processi di particolarizzazione? Basta farsi la domanda giusta, ed avere una conoscenza anche molto, molto vaga ed approssimativa della storia, per dare la giusta risposta.

Le tendenze storiche che oggi possiamo giudicare positive, e che val la pena di incoraggiare, non vanno nel senso di un mondo grigio, di un azzeramento delle differenze, vanno semmai nel senso di un relazionamento delle differenze stesse. La formazione di stati nazionali territoriali non elimina, ovviamente, gli spostamenti degli esseri umani. Trasforma però le migrazioni di popoli in normali processi di immigrazione ed emigrazione che riguardano non i popoli ma i gruppi e gli individui.
Ed è solo col passaggio dalle migrazioni alle emigrazioni che i processi di fusione e di cambiamento dei popoli diventano qualcosa di ordinato e positivo, privo di molta della violenza brutale che ha quasi sempre accompagnato i grandi processi migratori. I teorici dell'universale meticciato fingono di dimenticarsene, ma le grandi migrazioni hanno si originato fusioni di popoli, ma anche dato vita a sparizioni di intere civiltà, colossali massacri, a volte autentici genocidi. Il crollo dell'impero romano è stato un evento altamente drammatico. Le migrazioni di europei nel continente americano hanno si dato vita, in nord America, al melting pot, ma anche alla quasi scomparsa, o comunque alla marginalizzazione, delle popolazioni che in nord America vivevano da lungo tempo. Gli spagnoli hanno distrutto la civiltà azteca, crudelissima ma raffinata, non si sono “fusi” con gli aztechi.
Emigrazione ed immigrazione controllate e regolari si risolvono, o possono risolversi, in
veri processi di integrazione e di fusione di culture diverse. Le migrazioni di popoli invece assumono molto spesso caratteristiche violente e distruttive. E non a caso. Si possono spesso integrare individui e gruppi, quasi mai interi popoli, non è possibile una ordinata fusione di culture, un proficuo relazionamento delle differenze a fronte di movimenti disordinati di enormi masse umane.

Per concludere. Non è mai esistita nella storia una tendenza al meticciato universale. Sono esistiti processi di trasferimento di popoli che hanno dato vita a raggruppamenti territoriali stabili prima ed a stati autonomi poi. E questi trasferimenti non sono stati per niente qualcosa di pacifico, processi di graduale e positiva integrazione fra culture. Sono stati eventi quasi sempre drammatici che hanno avuto, a volte, esiti storicamente progressivi, la creazione degli Stati Uniti d'America è stato uno di questi, ma hanno quasi sempre comportato lutti e drammi per le popolazioni che li hanno dovuto subire. La creazione di un sistema di stati non ha messo fine ai movimenti degli esseri umani, ovviamente, ma ha bloccato le loro
migrazioni, i trasferimenti cioè di interi popoli da una parte all'altra del mondo. In questo senso le attuali migrazioni sono una autentica controtendenza della storia. Mettono di nuovo all'ordine del giorno qualcosa che si credeva superato da tempo.
E ripropongono infatti problemi vecchi. Non è vero, val la pena di ripeterlo, che i processi migratori vanno nel senso della integrazione e della fusione di popolazioni. Spezzettano invece lungo linee etniche le popolazioni dei paesi di arrivo dei migranti. Pesi come Francia, Belgio, Gran Bretagna sono sempre più simili ad aggregati di tribù, spesso in lotta fra loro. Processi simili avvengono anche negli negli Stati Uniti. Altro che universale meticciato, pacifica convivenza e libera fusione di diversi! I processi migratori incontrollati provocano non unità ma nuove divisioni etniche, addirittura razziali! Causano degrado e sfilacciamento del tessuto sociale. Alimentano reazioni viscerali che possono dar vita a pericolose involuzioni razziste.
Esattamente il contrario di quanto dicono le anime belle, ma anche questo non è un caso.