mercoledì 26 giugno 2019

CONVENZIONI INTERNAZIONALI

E' una delle palle più spesso ripetute dai media e dagli “esperti”.
Al vertice della piramide legislativa ci sarebbero gli accordi e le convenzioni internazionali. Poi verrebbero le costituzioni degli stati sovrani, le leggi costituzionali, le leggi ordinarie, i regolamenti eccetera.
Tutti gli stati sarebbero insomma a “sovranità limitata” perché qualsiasi legge contraria ad accordi e convenzioni internazionali non sarebbe vincolante per i loro cittadini. Una situazione che ricorda tempi lontani, quando la scomunica papale scioglieva i sudditi dall'obbligo di obbedienza al loro signore. Non solo, a decidere sulla conformità o meno delle legge nazionali con i trattati e le convenzioni internazionali dovrebbe essere la magistratura dei vari paesi. Lo si è visto nel caso “Salvini - Diciotti”, quando molti sostenitori dei magistrati che volevano accusare il ministro dell'interno di “sequestro di persona” rincaravano la dose ed affermavano che lo stesso ministro andava accusato di violazione degli accordi e delle convenzioni internazionali.
Tuttavia basta ragionare un attimo per capire l'implausibilità di simili posizioni. Tra l'altro, se queste avessero un minimo di fondamento tutti, ma proprio tutti, i presidenti del consiglio, i ministri dell'economia, delle finanze di tutti i governi degli ultimi decenni dovrebbero essere sotto processo. Perché nessuno, ma proprio nessuno, ha osservato i famosi parametri derivanti dalla adesione dell'Italia alla UE. Non solo, qualche magistrato americano dovrebbe mettere sotto processo il presidente Trump, visto che questi non intende osservare il trattato sul nucleare iraniano firmato dal suo predecessore.
In realtà trattati e convenzioni internazionali diventano vincolanti solo e quando le leggi ordinarie dei vari stati le recepiscono e le trasformano in leggi nazionali. Sono queste, non i trattati e le convenzioni in quanto tali d essere vincolanti. E val la pena di aggiungere che i vari stati recepiscono ognuno a modo suo le convenzioni internazionali. Moltissimi stati ad esempio accettano la dichiarazione ONU sui diritti dell'uomo, ma ciò non impedisce a questi stati di avere legislazioni penali profondamente diverse. Ci sono stati che accettano la dichiarazione ONU e mantengono nel loro ordinamento giuridico la pena di morte, altri che non prevedono neppure l'ergastolo. Se davvero trattati e convenzioni fossero al vertice della legislazione di vari stati una simile difformità non sarebbe neppure concepibile. Al vertice dell'ordinamento giuridico italiano sta la Costituzione della repubblica italiana, non gli accordi e le convenzioni internazionali. Questi sono vincolanti se, nella misura e nel modo in cui vengono fatti propri dal legislatore italiano. Soprattutto sono vincolanti fino a che l'Italia, o qualsiasi altro stato, decidono di aderire a trattati, accordi e convenzioni.
Questo è il punto davvero decisivo, su cui volutamente sorvolano i propagandisti della priorità delle convenzioni internazionali.
Per comprenderlo fino in fondo facciamo un piccolo esperimento mentale. In Italia la legislazione ordinaria considera reato l'omicidio e prevede pene detentive gravi per chi commette tale reato. Poniamo che un bel giorno Tizio faccia questo discorso: “fra me ed il governo italiano esiste una convenzione in base alla quale entrambi consideriamo reato l'omicidio. Ho cambiato idea. Ho deciso di non considerare più l'omicidio un reato, quindi mi dichiaro sciolto dall'obbligo di non uccidere. La mia famiglia ed i miei amici sono d'accordo con me, quindo da oggi io, la mia famiglia ed i miei amici ci riteniamo autorizzati a far fuori chi ci pare”.
Avrebbe un minimo di senso un simile discorso? NO, ovviamente. Le leggi dei vari stati non sono in alcun modo equiparabili ad accordi di diritto privato da cui una delle parti può recedere. Si tratta di imposizioni di una volontà originaria e sovrana nei confronti dei cittadini. Il fatto che questa volontà decida democraticamente non trasforma in alcun modo le sue delibere in accordi fra privati. Concluso l'iter democratico che porta alla sua approvazione una legge è valida per tutti e nessuno può chiamarsene fuori. Al massimo chi non è d'accordo può operare perché una nuova maggioranza parlamentare sostituisca la legge a lui sgradita con un'altra.

Nel campo degli accordi e delle convenzioni internazionali la situazione è esattamente opposta. Qui qualsiasi stato può quando vuole tirarsi fuori dall'accordo e questo per lui cessa di essere valido nel momento stesso della recessione. La Gran Bretagna aderiva alla UE. Il popolo (si, il popolo, piaccia o non piaccia questa parola) britannico ha deciso che vuole che il suo paese esca dalla UE e la Gran Bretagna sta uscendo dalla amatissima Unione Europea. Lo può fare in maniera soft, contrattando le modalità dell'abbandono o, se la cosa fallisce, può andarsene sbattendo la porta. Quale che sia il giudizio sulla sua decisione nessuno può dire che non sia in suo diritto prenderla. Nessuno oppone alla decisione britannica un presunto obbligo di obbedire ad un trattato che sarebbe al vertice della piramide legislativa.
Trattati, accordi e convenzioni obbligano gli stati uno nei confronti dell'altro, non li sottopongono ad una potestà d'imperio originale e sovrana da cui sia loro impossibile sottrarsi, ricordano più gli accordi fra privati che le leggi vincolanti per tutti. Proprio per questo motivo non sono al vertice della piramide legislativa, non vengono prima delle costituzioni, delle leggi costituzionali e delle stesse leggi ordinarie.
Dietro ad accordi e convenzioni non c'è una potestà d'imperio originale e sovrana, c'è solo la volontà dei vari stati di osservarle e c'è la autorità di varie organizzazioni internazionali, ONU in testa. Ma queste funzionano se e fino a quando gli stati le fanno funzionare. L'ONU non è un super stato che metta in secondo piano USA, Russia o Cina. Al contrario, l'ONU funziona se e fino a quando USA, Russia e Cina, e tanti altri, decidono di farla funzionare.
Accordi e convenzioni internazionali sarebbero davvero delle super leggi se esistesse un super stato mondiale, ma in questo caso non si tratterebbe, a rigore, di accordi o convenzioni ma solo di leggi, le leggi del super stato mondiale.
Non è però un caso che questo super stato, che tanti vagheggiano, non esista. Un simile super stato non può esistere oggi e non esisterà nel futuro prevedibile per molte ragioni, di cui però una è assolutamente fondamentale.
Uno stato mondiale è privo delle basi di consenso minime senza le quali nessuno stato può esistere.
Qualsiasi stato per esistere deve disporre di una base di consenso. Anche la più sanguinosa delle tirannidi non può fare a meno di un certo consenso popolare. Nessun tiranno può agire ed operare nel vuoto: quanto meno le forze della repressione devono appoggiarlo. E l'esigenza di consenso è molto maggiore per gli stati democratici, ovviamente. Non solo, per questi stati tale consenso deve avere anche precise caratteristiche qualitative. In una democrazia liberale nessun parlamento può approvare leggi che privino i partiti rimasti in minoranza alle elezioni del diritto di criticare il governo, o mettano in pericolo i diritti fondamentali delle persone.
E il consenso  non si basa a sua volta sul nulla. Dietro al consenso ci sono quanto meno alcuni valori condivisi, legami con tradizioni, storia, linguaggi, religioni, modi di vedere il mondo, interessi. Nulla di tutto questo è, oggi e nel futuro prevedibile, pensabile come fondamento di un super stato mondiale e neppure di super stati di dimensioni nettamente più modeste. Che cristiani, islamici e buddisti, laici e sostenitori della teocrazia, democratici liberali e fanatici del totalitarismo, possano, tutti insieme, fornire una qualsiasi base di consenso ad un super stato è semplicemente impensabile. Che interi popoli rinuncino al legane con le loro tradizioni e la loro storia per mettersi sotto la potestà di un mega organismo burocratico sovranazionale lo è ancora meno.

Alcuni organismi internazionali, a partire dall'ONU, hanno svolto in passato una funzione utile al mantenimento della pace, ma mai, in nessun caso, si sono trasformati in qualcosa di anche vagamente simile ad un super stato. Non solo, ai giorni nostri la stessa utilità di questi organismi è quasi interamente venuta meno. L'ONU non solo si dimostra sempre meno capace di garantire la pace, ma si caratterizza oggi per atteggiamenti di totale acquiescenza nei confronti di regimi che possono a giusta ragione esser definiti indecenti.
La assemblea generale dell'ONU è controllata da stati islamici o amici degli stessi e così molte delle commissioni ONU. Siamo così costretti ad assistere allo spettacolo di una organizzazione “garante del diritto internazionale” che sforna quasi tutti i giorni risoluzioni di condanna nei confronti di Israele ma non dice una parola sul terrorismo islamico che lo tormenta. Condanna la politica del governo italiano nei confronti dei migranti, ma non proferisce verbo sulle adultere lapidate, gli apostati decapitati, i gay impiccati in tante parti del mondo islamico. La assemblea generale dell'ONU ricorda il paradosso della democrazia: è possibile che una maggioranza voti leggi liberticide e profondamente antidemocratiche. Le democrazie liberali cercano di immunizzarsi da tale paradosso col sapiente dosaggio di principio di maggioranza e presenza di organismi di garanzia istituzionale. Nulla di tutto questo è in qualche modo presente all'assemblea generale dell'ONU. Questa vota allegramente risoluzioni che fanno a pugni con qualsiasi principio democratico e liberale. E non a caso. Moltissimi stati che fanno parte di tale consesso molto semplicemente disprezzano la democrazia liberale. Motivo in più per respingere qualsiasi pretesa ONU a diventare anche solo qualcosa di simile ad un super stato.

Non esistono oggi dei veri super stati e le organizzazioni che cercano di diventare tali sono strutture burocratiche prive di qualsiasi base di consenso reale. Nessun tedesco, nessun cileno, nessun cinese considera l'ONU il suo stato, nessun francese, nessun italiano, nessun polacco considera davvero la UE come il suo stato. Nessun europeo vorrebbe che i decreti della onnipotente commissione europea sostituissero le leggi emanate dai parlamenti democraticamente eletti dai popoli d'Europa. Non a caso gli amici dei super stati mostrano un crescente disprezzo nei confronti della volontà popolare, contrappongono ai parlamenti l'onnipotenza di burocrati non eletti né controllati da nessuno.
La pretesa che trattati e convenzioni internazionali siano al vertice della piramide legislativa altro non è, in definitiva, che una aspetto della più generale pretesa di sostituire gli organi di governo democratico - liberali con il super potere di organizzazioni burocratiche prive di ogni base di consenso.
Ottimo motivo per rifiutare una simile pretesa.