mercoledì 27 dicembre 2017

PALLE SU GERUSALEMME

Gerusalemme è una città santa per le tre religioni monoteiste.
Questo è come minimo inesatto. Gerusalemme è di certo città santa per l'ebraismo ed il cristianesimo. Lo è anche per l'Islam solo perché i musulmani la conquistarono oltre sei secoli dopo la morte di Cristo e, come pare sia loro abitudine, la dichiararono città santa per l'Islam. Secondo un simile criterio un giorno anche Roma potrebbe diventare città santa per l'Islam...

La risoluzione ONU del 1947 prevedeva uno statuto speciale per Gerusalemme. Questo viene violato dichiarando Gerusalemme capitale di Israele.
La risoluzione ONU del 29 Novembre 1947 prevedeva la creazione di due stati: Israele ed uno stato arabo; Gerusalemme avrebbe dovuto avere uno statuto speciale. Quella risoluzione fu accettata dagli dagli ebrei e rifiutata dagli arabi che iniziarono subito la guerra contro Israele. Gerusalemme fu attaccata dalle truppe Giordane e la sua parte orientale conquistata. La risoluzione del 1947 è stata stracciata dagli arabi. Chiedere che si ritorni a quella risoluzione sarebbe come se nel 1945 la Germania avesse chiesto che tornasse in vigore l'accordo di Monaco del 1938. La cosa è ancora più assurda se si pensa che neppure oggi gli arabi riconoscono la risoluzione 181 del novembre 1947. Infatti non riconoscono Israele e vorrebbero che Gerusalemme fosse capitale della Palestina. L'unico stato arabo che riconosce Israele, l'Egitto, non chiede, com'è del tutto ovvio, il ritorno alla situazione del 1948.

Gerusalemme deve essere aperta ai fedeli di tutte le religioni.
Verissimo, e lo è da quando, nel 1967, gli israeliani hanno strappato armi alla mano la città vecchia ai giordani. Nel periodo fra il 1948 ed il 1967 Gerusalemme è stata divisa e i luoghi santi aperti ai soli musulmani. Durante l'occupazione giordana vennero distrutte le 36 (trentasei) sinagoghe di Gerusalemme est.
Oggi, con Gerusalemme capitale di Israele, tutti i fedeli di tutte le religioni hanno libero accesso ai luoghi sacri. Se Gerusalemme diventasse capitale di un ipotetico stato palestinese la situazione cambierebbe radicalmente.

Gerusalemme dovrebbe diventare capitale di due stati: Israele e la Palestina.
A parte le precedenti considerazioni, i palestinesi NON riconoscono Israele. Hammas ne teorizza la distruzione, punto e basta. La ANP non parla di distruzione di Israele ma ne subordina il riconoscimento al rientro in terra israeliana di quattro, cinque milioni di profughi. Un po' come se un qualsiasi stato si impegnasse a riconoscere diplomaticamente l'Italia in cambio del rientro nel nostro paese di 40 milioni di “profughi”, cioè di figli, nipoti e pronipoti di persone che cinquanta o settanta anni fa preferirono abbandonare l'Italia. Un simile “riconoscimento” significherebbe la fine di Israele per quello che oggi questo paese è: lo stato che ha dato rifugio e protezione al popolo più perseguitato della storia.

Con la sua decisione Trump ha compiuto il “miracolo” di unificare gli stati arabi.
La risoluzione dell'ONU del 1947 che dava vita allo stato di Israele ha “unificato” gli stati arabi. Quando Israele nel 1967 ha sconfitto chi intendeva distruggerlo ha “unificato” gli stati arabi. Tutte le volte che Israele si difende “unifica” i suoi nemici. Li “unifica” per il semplice fatto di esistere. Israele scompaia dalla faccia della terra, in questo modo gli stati arabi non saranno più “unificati”. Ottima tattica!
Tra l'altro priva di fondamento. Gli stati arabi non sono stati affatto unificati dalla decisione di Trump, neppure sul tema caldo dei rapporti con Israele. Non hanno formato alcuna unione sacra né preso misure di ritorsione contro gli USA. Per ora ci sono state solo scontate proteste verbali, un bel po' di propaganda e qualche casino in piazza. In passato si era visto di molto peggio!

La decisione di Trump allontana la pace, rende più difficili i negoziati.
Quale pace, quali negoziati? Il nodo del problema non sono i territori o la stessa Gerusalemme. Il nodo è ISRAELE, il suo riconoscimento per quello che questo stato è: la patria degli ebrei. Il rifiuto di un simile riconoscimento da parte palestinese è totale. Parlare di pace che si allontana, negoziati che diventano impossibili è quindi pura, assoluta ipocrisia.
A parte questo, dove sta scritto che mostrarsi decisi allontana la pace? E' vero esattamente il contrario, è la politica della ritirata continua che allontana la pace e favorisce la guerra; lo dimostrano gli eventi che hanno preceduto lo scoppio del secondo conflitto mondiale. E lo dimostrano, al contrario, le vicende del rapporto fra Israele ed Egitto. L'Egitto ha combattuto tre guerre contro Israele e le ha perse tutte. Alla fine il leader egiziano Sadat ha compiuto un atto di coraggio e realismo ed ha riconosciuto lo stato ebraico, ricevendo in cambio il Sinai perso nella guerra dei sei giorni. Da allora è stata pace fra Israele ed Egitto. Però... però quando, nel 1967, Israele sconfisse gli aggressori egiziani i “realisti” occidentali parlarono di gesto che “allontanava la pace, rendeva impossibili i negoziati” e cose di questo genere...

Gerusalemme era già la capitale di Israele. Non occorreva che Trump peggiorasse le cose.
Cosi ragionano alcuni filo israeliani a cui Trump proprio non va giù. Gerusalemme deve essere la capitale di Israele, ma nessuno la deve riconoscere come tale. Deve esserlo in silenzio, di nascosto. Un po' come se il governo italiano pregasse i governi degli altri stati di non dire che Roma è la capitale d'Italia. “Roma è la nostra capitale, ma voi dite che la capitale è Casalpusterlengo”! Davvero fantastico!



Esiste il problema di Gerusalemme est e questo deve essere risolto da negoziati fra israeliani e palestinesi.

Trump si è limitato a riconoscere la realtà, cioè che Gerusalemme è la capitale di Israele, con i luoghi santi aperti a tutti. Ha esplicitamente lasciato a palestinesi ed israeliani il compito di definire i confini e lo status di Gerusalemme est.

Proviamo a metterci nei panni dei palestinesi...

E perché i palestinesi non provano una volta tanto a mettersi nei panni degli ebrei e degli israeliani? Assumere il punto di vista dell'altro è pratica lodevole, ma non può essere limitata ad una parte sola.

Per i palestinesi la nascita di Israele è stata una catastrofe, figuriamoci Gerusalemme capitale...
Perché mai la nascita, in un territorio enorme, di uno stato grande quanto la Lombardia, in una terra desertica, priva di ricchezze naturali, uno stato che sin dall'inizio ha garantito a tutti i suoi cittadini, ebrei o musulmani che fossero, tutti i fondamentali diritti, a partire dal diritto di praticare il proprio culto, perché mai la nascita di questo stato deve essere considerata una catastrofe? Non esistono spiegazioni economiche, sociali, politiche o nazionali per una simile reazione, tanto più che la nascita di Israele è stata accompagnata dalla nascita di uno stato arabo palestinese. L'unica spiegazione va cercata nel fondamentalismo religioso. Ma, con tutta la buona volontà di questo mondo, una simile motivazione non può essere condivisibile.

Tanto basta, direi.

2 commenti:

  1. La ANP non parla di distruzione di Israele
    Ti sbagli. Dalla Costituzione di al-Fatah:
    Principi fondamentali
    Articolo 4 La lotta palestinese è parte indissolubile della lotta mondiale contro il sionismo, colonialismo e l'imperialismo internazionale
    Articolo 6 I progetti e gli accordi dell'ONU, o quelli di qualsiasi accordo individuale insidiano i diritti del popolo palestinese sono illegali e rifiutati.
    Articolo 7 Il movimento sionista è razzista, colonialista e aggressivo nell'ideologia, obiettivi, organizzazione e metodo.
    Articolo 8 L'esistenza israeliana in Palestina è un'invasione sionista con una base espansionistica e colonialista ed è un naturale alleato del colonialismo e dell'imperialismo internazionale.
    Articolo 9 Liberare la Palestina e proteggere i suoi luoghi sacri è un obbligo arabo, religioso ed umano.
    Obiettivi
    Articolo 12 Completa liberazione della Palestina, sradicamento dell'esistenza economica, politica, militare e culturale sionista.
    Metodi
    Articolo 17 La rivoluzione armata popolare è il metodo inevitabile per liberare la Palestina.
    Articolo 19 La lotta armata è una strategia e non una tattica e la rivoluzione armata del popolo arabo palestinese è un fattore decisivo nella lotta di liberazione e nello sradicamento dell'esistenza sionista e questa lotta non cesserà fino a quando lo Stato Sionista non sarà demolito e la Palestina completamente liberata.
    Al-Fatah è la principale - ma oggi potremmo dire unica - componente dell'Olp, e l'ANP è di fatto l'Olp. Qualunque siano le dichiarzioni in inglese, l'obiettivo è sempre quello, e in arabo viene dichiarato apertamente, così come viene insegnato nelle scuole e in qualunque altra istituzione palestinese.

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