martedì 5 agosto 2014

LA PAROLA AD HAMMAS




E' una caratteristica di molti occidentali. Non leggono ciò che i loro nemici scrivono, non ascoltano le loro parole. O, quando leggono e ascoltano, non prendono sul serio. Non è un fenomeno nuovo. Molti anni fa un oscuro ex caporale coi baffetti scrisse un libro. Si chiamava “Mein kampf” ed esplicitava in maniera molto chiara le idee, i programmi, i valori in cui quell'ometto insignificante si riconosceva. Non fu preso molto sul serio. "Farneticazioni di un pazzoide, idiozie, idee confuse che non potranno mai tradursi in fatti", si diceva. E quando quell'ometto insignificante divenne il capo assoluto del più potente paese europeo molti occidentali, molti capi di stato occidentali, continuarono a non credere ai suoi discorsi deliranti. Spazio vitale, distruzione dell'ebraismo, che sciocchezze! Pura propaganda, nessun uomo politico oserebbe cercare di mettere in atto un simile programma. Abbiamo visto come sono andate le cose. Nulla è più irrazionale del credere che l'irrazionalità non esista.
Le reazioni di molti occidentali alle aggressioni del fondamentalismo islamico ricordano da vicino tale tragica cecità. Non vengono prese sul serio, anzi, molto spesso vengono completamente ignorate. Eppure ci sono moltissimi eventi che dovrebbero mettere in guardia anche il più scettico degli osservatori. Se qualcuno, il dieci settembre 2001, avesse detto che Al Qaeda intendeva distruggere le torri gemelle sarebbe stato preso per pazzo. Di nuovo, si è visto come sono andate le cose. E dopo l'attacco all'America sono arrivati gli attentati a Madrid e a Londra, ed in Turchia, in India, in Russia... ovunque. In Israele soprattutto, che è da sempre nel mirino dei terroristi. Ma, per i “progressisti” il terrorismo anti israeliano sarebbe solo una reazione, giustificabile in fondo, alla politica “imperialista” dello stato ebraico.
Date un po' di terra ai palestinesi, consentite loro di fondare uno stato e tutto sarà risolto, dicono.
Allora, val la pena di esaminare il programma, facilmente rinvenibile in rete, del più implacabile nemico di Israele, Hammas, per vedere quanto le speranze delle anime belle dell'occidente siano fondate. Servirà a poco, probabilmente perché non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire. Però nessuno potrà dire: “non sapevo”.

“Il Movimento di Resistenza Islamico è un movimento palestinese unico. Offre la sua lealtà ad Allah, deriva dall’islam il suo stile di vita, e si sforza di innalzare la bandiera di Allah su ogni metro quadrato della terra di Palestina”. Così esordisce il documento. E prosegue: “All’ombra dell’islam, è possibile per i seguaci di tutte le religioni coesistere nella sicurezza: sicurezza per le loro vite, le loro proprietà e i loro diritti. È quando l’islam è assente che nasce il disordine, che l’oppressione e la distruzione si scatenano, e che infuriano guerre e battaglie”.

Sin dall'inizio Hammas teorizza la dhimmitudine. Di cosa si tratta? Semplicemente del diritto concesso agli “infedeli” di praticare la loro fede in cambio del pagamento di una tassa e della loro riduzione a cittadini di serie B, se non peggio. I non mussulmani dovrebbero vivere in società dominate dal fondamentalismo religioso, sottoposti, come tutti, alla sharia. Le donne non mussulmane dovrebbero uscire di casa velate, nella migliore delle ipotesi; sarebbe vietato, ovviamente, agli “infedeli” di propagandare il loro credo o di pubblicare opere critiche nei confronti dell'Islam. In cambio ci sarebbe “sicurezza per le loro vite, le loro proprietà ed i loro diritti”. Quali “diritti”? Quelli gentilmente concessi dai seguaci dell'islam. Davvero una fantastica prospettiva! Qualche anima bella occidentale vada a proporre a qualche islamico di vivere la sua fede “all'ombra del cristianesimo”, o dell'ebraismo o dell'induismo, e osservi la sua reazione...
Del resto, Hammas è molto chiaro sul tipo di società che intende edificare, diamogli di nuovo laparola:

“Il Movimento di Resistenza Islamico si è sviluppato in un tempo in cui l’islam si è allontanato dalla vita quotidiana. Così i giudizi sono stati rovesciati, i concetti sono diventati confusi e i valori sono stati trasformati; il male prevale, l’oppressione e l’oscurità infuriano, e i codardi si sono trasformati in tigri. (...) Lo stato di verità è sparito, sostituito da uno stato di malvagità. Nulla è rimasto al suo posto, perché quando l’islam è assente dalla scena, tutto cambia. (...)
Quanto agli obiettivi: combattere il male, schiacciarlo, e vincerlo cosicché la verità possa prevalere; le patrie ritornino ai loro legittimi proprietari; la chiamata alla preghiera si oda dalle moschee, proclamando l’istituzione di uno Stato islamico. Così il popolo e le cose torneranno ciascuno al suo posto legittimo. E l’aiuto si chiederà ad Allah. (…)
Quando la fede è perduta, non c’è più sicurezza. Non c’è vita per coloro che non hanno fede. E chiunque è soddisfatto di una vita senza religione, egli avrà la caduta nel nulla come compagna per la vita (…) Dio come scopo, il Profeta come capo, il Corano come costituzione, il jihad come metodo, e la morte per la gloria di Dio come più caro desiderio".

Più chiari di così non si potrebbe essere. Allontanarsi dall'Islam è il male, è invece il bene costruire uno stato islamico che abbia Dio come scopo ed il Corano come COSTITUZIONE. Le anime belle occidentali che teorizzano la costruzione, al posto di Israele, di uno stato palestinese democratico, liberale, tollerante, in cui a tutti gli individui e a tutti i credo religiosi siano garantiti uguali diritti sono servite.

Andiamo avanti. Molti occidentali scambiano il conflitto israelo-palestinese con un normale scontro per la terra, una disputa, magari violenta ma classica, per stabilire dei confini. Qualcuno lo assimila ad una lotta di liberazione simile a quelle che hanno visto il sorgere di molti stati nazionali. I palestinesi non vogliono vivere in Israele, anche se quello stato garantisce loro i fondamentali diritti civili e politici, oltre che il diritto di professare in piena libertà il proprio credo religioso. Si crei quindi, accanto e non al posto di Israele, uno stato palestinese ed un conflitto che dura da 66 anni sarà infine risolto.
La prospettiva di creare uno stato palestinese che conviva accanto a, e non al posto di, Israele è ragionevole ed, in astratto, condivisibile. Ma, per mettere in atto idee ragionevoli ci vuole l'accordo di tutti gli interessati. Ora, cosa pensa Hammas in proposito?

Il Movimento di Resistenza Islamico crede che la terra di Palestina sia un sacro deposito (waqf), terra islamica affidata alle generazioni dell’islam fino al giorno della resurrezione. Non è accettabile rinunciare ad alcuna parte di essa. Nessuno Stato arabo, né tutti gli Stati arabi nel loro insieme, nessun re o presidente, né tutti i re e presidenti messi insieme, nessuna organizzazione, né tutte le organizzazioni palestinesi o arabe unite hanno il diritto di disporre o di cedere anche un singolo pezzo di essa, perché la Palestina è terra islamica affidata alle generazioni dell’islam sino al giorno del giudizio. Chi, dopo tutto, potrebbe arrogarsi il diritto di agire per conto di tutte le generazioni dell’islam fino al giorno del giudizio?”

Altro che “due popoli due stati”! La Palestina, tutta la Palestina, è terra islamica e tale deve essere, fino al giorno del giudizio. Sarebbe inutile ricordare ai militanti di Hammas che non sono mai esistiti né uno stato né un movimento nazionale palestinesi o che gli ebrei si sono insidiati in Palestina comprando, non espropriando terre. Sarebbe inutile perché ad essere decisivo per Hammas è il carattere islamico della Palestina e nessun accordo, nessuna vendita, nessuna trattativa possono mettere in discussione tale carattere.
Ma, da cosa deriva la Palestina il suo carattere “islamico”? Di certo non è islamica da sempre, di certo un tempo gli ebrei vivevano in Palestina, anche se allora non aveva questo nome (e neppure dopo lo ebbe, a voler essere precisi). Di nuovo, la risposta di Hammas è di una cristallina chiarezza. La Palestina è islamica perché le terre di quella che è l'attuale Palestina, cioè le terre su cui sorge lo stato di Israele, sono un tempo state conquistate dagli islamici e le terre che gli islamici hanno conquistato devono restare islamiche, per sempre.

“Questa è la regola nella legge islamica (shari’a), e la stessa regola si applica a ogni terra che i musulmani abbiano conquistato con la forza, perché al tempo della conquista i musulmani la hanno consacrata per tutte le generazioni dell’islam fino al giorno del giudizio.”

Conquistare una terra vuol dire consacrarla all'Islam, per sempre. Quello che c'era prima e quello che è avvenuto dopo la conquista, non contano nulla.

“Così avvenne che quando i capi delle armate musulmane conquistarono la Siria e l’Iraq, si rivolsero al [secondo] califfo dei musulmani, ‘Omar ibn al-Khattab [591-644], chiedendo la sua opinione sulle terre conquistate: dovevano dividerle fra le loro truppe, lasciarla a chi se ne trovava in possesso, o agire diversamente? Dopo consultazioni e discussioni tra il califfo dei musulmani, ‘Omar ibn al-Khattab, e i compagni del Messaggero di Allah – possano le preghiere e la pace di Allah rimanere con lui – decisero che la terra dovesse rimanere a chi ne era in possesso affinché beneficiasse di essa e della sua ricchezza. Quanto alla titolarità ultima della terra, e alla terra stessa, occorreva considerarla come waqf, affidata alle generazioni dell’islam fino al giorno del giudizio.
La proprietà della terra da parte del singolo proprietario va solo a suo beneficio, ma il waqf durerà fino a quando dureranno i Cieli e la Terra. Ogni decisione presa con riferimento alla Palestina in violazione di questa legge islamica e nulla è senza effetto, e chi la prende dovrà un giorno ritrattarla".
Il singolo proprietario terriero potrà godere dei frutti della terra ma non potrà
mai, in nessun caso, metterne in discussione il carattere islamico. Che, partendo da simili premesse, Hammas neghi radicalmente il diritto all'esistenza dello stato di Israele è fin troppo ovvio. Hammas nega questo diritto in maniera tanto radicale da non chiamare mai col suo nome lo stato di Israele, sempre definito come “entità sionista”. Di nuovo, i fondamentalisti di Hammas non sbagliano: chiamare Israele col suo nome vuol dire concedergli una sorta di “riconoscimento linguistico” e questo è per loro assolutamente inaccettabile.
Ma, attenzione. Hammas nega in prospettiva il diritto di esistere non solo allo stato di Israele ma a tutti quegli stati che sorgono su terre un tempo islamiche perché conquistate, a suo tempo dagli islamici.
Tutte le terre che sono state islamiche devono tornare ad esserlo. E, va da se, le terre che islamiche non sono, e non sono mai state, in prospettiva devono diventarlo. Lo scontro è oggi con Israele perché Israele è li, in medio oriente, confinante con paesi mussulmani, uno stato che con la sua stessa esistenza costituisce per loro un intollerabile insulto. Ma lo scontro con Israele è la punta di diamante di uno scontro più vasto, volto a restituire all'Islam le terre che furono sue e a fargliene conquistare di nuove. Lo scontro insomma è fra il fondamentalismo islamico ed l'occidente, tutto l'occidente. Non a caso Hammas si dichiara amico di tutti i movimenti islamici:

“Il Movimento di Resistenza Islamico considera gli altri movimenti islamici con rispetto e ammirazione. Anche quando si trova in disaccordo con loro su un particolare aspetto o punto di vista, rimane d’accordo con loro su altri aspetti e punti di vista. Considera questi movimenti come compresi nella categoria dello
ijtihad [cioè dell’interpretabile], fin quando hanno buone intenzioni, rimangono devoti ad Allah, e la loro condotta rimane nei confini del circolo islamico. (...)
Il Movimento di Resistenza Islamico considera tutti questi movimenti come suoi, e chiede che Allah guidi e ispiri retta condotta a tutti. Non mancherà di continuare a innalzare la bandiera dell’unità, e a sforzarsi di realizzarla sulla base del Libro e dell’insegnamento del Profeta."

Inutile ricordare che Al Qaeda fa parte di questi movimenti islamici per i quali Hammas esprime “rispetto ed ammirazione”.

L'integralismo estremistico di hammas risulta ancora più chiaro nelle parti del suo statuto dedicate al delicato problema delle trattative di pace.

Le iniziative di pace, le cosiddette soluzioni pacifiche, le conferenze internazionali per risolvere il problema palestinese contraddicono tutte le credenze del Movimento di Resistenza Islamico. In verità, cedere qualunque parte della Palestina equivale a cedere una parte della religione. Il nazionalismo del Movimento di Resistenza Islamico è parte della sua religione, e insegna ai suoi membri ad aderire alla religione e innalzare la bandiera di Allah sulla loro patria mentre combattono il jihad.”

E, per essere ancora più chiari:

“Di tanto in tanto, si sente un appello a organizzare una conferenza internazionale per cercare una soluzione al problema palestinese. Alcuni accettano l’idea, altri la rifiutano per una ragione o per un’altra, domandando il rispetto di una o più condizioni come requisito per organizzare la conferenza o per parteciparvi. Ma il Movimento di Resistenza Islamico – che conosce le parti che si presentano alle conferenze e il loro atteggiamento passato e presente rispetto ai veri problemi dei musulmani – non crede che queste conferenze siano capaci di rispondere alle domande, o restaurare i diritti o rendere giustizia agli oppressi. Queste conferenze non sono nulla di più che un mezzo per imporre il potere dei miscredenti sui territori dei musulmani. E quando mai i miscredenti hanno reso giustizia ai credenti? (...). Non c’è soluzione per il problema palestinese se non il jihad. Quanto alle iniziative e conferenze internazionali, sono perdite di tempo e giochi da bambini.”
 

Si potrebbe continuare ma si correrebbe il rischio di ripetersi. Di tutto si possono accusare i terroristi di Hammas meno che di non parlar chiaro. La soluzione del problema palestinese è nella Jihad, tutto il resto è, nella migliore delle ipotesi, una “perdita di tempo”. Le anime belle occidentali possono far finta di non vedere o di non sentire, le cose non cambiano.
Naturalmente le anime belle non si danno per vinte. Quelle fra loro che hanno letto il programma di Hammas belano che non è roba da prendere sul serio, che bisogna capire una rabbia legittima, far distinzioni, essere “razionali”. Altri dicono, che Hammas “non è simpatica” ma questo non giustifica la “politica genocida” di Israele, magari che i razzi di Hammas sono “giocattoli”. Gli occidentali “buoni” sono abilissimi nel crearsi un mondo fatto a loro immagine e somiglianza. Se la realtà non coincide con i propri sogni, vada al diavolo la realtà.
Qualcuno potrebbe dire che Hammas non si identifica con tutti i palestinesi, né li rappresenta tutti. Verissimo. Ci sono di certo molti, forse moltissimi, palestinesi che non ne possono più della retorica bellicista di Hammas che procura loro solo lutti a non finire, e che vorrebbero un loro stato, ma convivente, non in guerra con Israele. Voci critiche nei confronti di Hammas cominciano del resto a sentirsi anche nei paesi arabi, in Egitto soprattutto. Ma occorre che il dissenso, se c'è, cresca e si faccia sentire, e lo si può aiutare solo se si toglie qualsiasi appoggio ad Hammas, non gli si concede giustificazione alcuna, a nessun livello. Nulla ostacola una presa di coscienza critica fra i palestinesi quanto il giustificazionismo nei confronti dei terroristi che li guidano e pretendono di parlare a loro nome
E non hanno tutti i torti neppure coloro che sollecitano Israele a non rifugiarsi in ipotesi solo militari, a cercare, per quanto è possibile, soluzioni politiche. A patto però di aver ben chiaro che intanto gli israeliani
devono difendersi ed hanno tutto il diritto di farlo. Loro non possono permettersi di filtrare con il buonismo giustificatorio ed imbelle. Sono in prima fila, nell'occhio del ciclone. E combattono. Alla faccia di tutti i “buoni” del mondo.

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