mercoledì 29 giugno 2016

SOCRATE, I COLTI E GLI IGNORANTI



Roberto Faviano. O nobile Socrate, ti saluto!
Socrate. Faviano, ottimo amico, che piacere vederti!
F. Ti stavo cercando o Socrate.
S. Cosa ti spingeva a cercarmi?
F. Volevo proporre alla tua attenzione questa mozione indirizzata al parlamento britannico.
S. Di che si tratta?
F. E' presto detto. Con questa mozione si invita il parlamento britannico ad approvare una legge che renda invalido l'infame voto sulla brexit, regolamenti diversamente i referendum e ne indica uno nuovo.
S. Mi lascia un po' perplesso la cosa.
F. Non c'è motivo di perplessità o Socrate. Il parlamento inglese dovrebbe stabilire che per uscire dalla UE occorre una maggioranza del 60% dei voti, quindi indire un nuovo referendum. La parola spetterebbe comunque agli elettori.
S. Si, ma dimmi, ottima persona. Se si facesse ciò che tu proponi, si rivotasse e la brexit ottenesse, poniamo, il 61% dei suffragi cosa proporresti?
F. Mah, non saprei.
S. Forse di fare una nuova legge che stabilisca che per uscire dalla UE occorre il 62% dei voti e quindi indire un nuovo referendum?
F. Potrebbe essere una buona idea.
S. Non saprei. Dimmi caro Fasiano, tu segui il calcio?
F. A volte si, lo trovo divertente anche se protesto contro la mercificazione dello sport messa in atto da...
S. Lasciamo perdere la mercificazione dello sport, amico mio. Dimmi, segui i mondiali e gli europei?
F. Si
S. Benissimo. Cosa diresti se dopo la finale di un europeo di calcio, giocata, ad esempio, fra Germania ed Inghilterra e vinta dagli inglesi per due a uno, la FIFA si riunisse, approvasse una regola che stabilisse che la finale di un europeo deve essere vinta con almeno due goal di scarto ed ordinasse che la finale venisse rigiocata?
F. Direi che si tratterebbe di una cosa del tutto ingiusta ed assolutamente non sportiva.
S. E, immaginiamo che si rigiocasse la finale e che di nuovo vincesse l'Inghilterra, stavolta per due a zero.
F. Ci sarebbe quasi da esserne soddisfatti.
S. E se di nuovo la FIFA si riunisse, stabilisse che lo scarto minimo debba essere di tre goal ed ordinasse una nuova finale, che diresti?
F. Direi che si tratterebbe di una prepotenza intollerabile e che gli inglesi dovrebbero rifiutarsi di giocare la nuova finale.
S. Anche io direi una cosa simile, nobile amico. Ma, non ti sembra che si tratti di una situazione identica a quella su una eventuale ripetizione del referendum sulla brexit?
F. referendum, calcio... nulla hanno in comune....
S. Qualcosa si, mi pare, e cioè che le regole vanno rispettate. Se si vota secondo certe regole, ad esempio che se la maggioranza vota SI o NO i SI o i NO vincono e basta, non si può dopo, a risultato acquisito, dire: “si doveva votare secondo regole diverse”, ne convieni?
F. Forse.
S. Anche perché in questo modo si potrebbero spingere i cittadini, a “non giocare la partita”, fuor di metafora, a non accettare le regole del gioco democratico.
F. Cioè?
S. Se le regole della democrazia vengono costantemente violate e non si mette in atto ciò che il corpo elettorale decide si potrebbe creare una orribile situazione in cui non sono i voti a decidere, ma altre cose.
F. Sono quasi minacciose le tue parole o Socrate, molto poco democratiche.
S. Nessuna minaccia, io sono il più mansueto degli uomini, ma mi pare che a violare la democrazia sia chi pretende di ignorare i risultati elettorali e chiede che si continui a rivotare fino a che il risultato del voto non sia a lui favorevole. E temo, lo ripeto, temo, che simili scelleratezze conducano ad esplosioni di violenza.
F. Posso anche concordare o Socrate, ma tutto il discorso che abbiamo fatto sinora è viziato, direi, da un equivoco.
S. Di quale equivoco si tratta, o Faviano?
F. Finora abbiamo parlato di democrazia, ma non avalliamo in questo modo le illusioni di chi si fida della gente ignorante? Guarda, o Socrate, ciò che è successo in Gran Bretagna. Una massa di vecchi, ignoranti, campagnoli ha allontanato dall'Europa un grande paese. A nulla sono serviti i voti di baldi giovani traboccanti cultura. Il voto di paesani ignoranti ha avuto lo stesso peso di quello di studenti universitari, operai che passano la domenica allo stadio hanno contato quanto solerti frequentatori di cineclub, contadini ed allevatori sono stati messi sullo stesso piano di coltissimi conduttori di talk show. Un simile stato di cose è profondamente ingiusto e provoca solo danni. Con la disastrosa brexit ne abbiamo avuto la prova.
S. Mi sembra, che tu sia contro la democrazia...
F. Contro la democrazia no, contro l'ignoranza, contro una democrazia che da forza a chi nulla sa e toglie forza a chi sa.
S. Può essere interessante la tua tesi, nobile amico, ma, come possiamo dar forza a chi sa se manteniamo il suffragio universale?
F. E' proprio questo il punto o Socrate, il suffragio universale va sostituito. Dovrebbe votare solo chi ha una certa cultura. Si potrebbe sottoporre ad un esame chi deve votare e concedere il diritto al voto solo a chi abbia sufficienti nozioni. Molti disastri sarebbero evitati in questo modo.
S. Un esame per gli elettori quindi...
F. Certo, questo io propongo, oppure di riservare ai soli laureati il diritto di voto. Non dirmi che non sei d'accordo o Socrate, proprio tu,
una persona coltissima!
S. Caro Faviano, io amo la verità e cerco di avvicinarla, ma, ti assicuro, più studio, e mi arrovello più mi rendo conto di essere terribilmente ignorante, tanto ignorante da dover essere escluso dal voto, se questo fosse riservato solo ai sapienti come te.
F. La tua è falsa modestia Socrate.
S. Niente affatto, solo consapevolezza dei miei limiti e, forse, dei limiti degli esseri umani. Anche per questo mi lascia perplesso la tua proposta.
F. E' una proposta perfettamente sensata invece.
S. Tu vorresti che potesse votare solo chi ha un certo titolo di studio, una laurea ad esempio, o sbaglio?
F. Non sbagli affatto
S. Dimmi, a tuo parere è meglio che le università svolgano una funzione culturale oppure una funzione politica?
F. Non saprei.
S. Dalle università devono uscire buoni medici e buoni ingegneri, e buoni matematici e buoni insegnanti, concordi?
F. Concordo.
S. Non buoni seguaci di questo o quel partito, concordi?
F. Concordo.
S. Ma, se si legasse il diritto di voto alla laurea, l'università non finirebbe per assumere finalità politiche?
F. Non saprei.
S. Professori di sinistra favorirebbero allievi di sinistra e l'opposto farebbero professori di destra, con grave danno alla funzione cultuale delle università. Non credi che sarebbe possibile una cosa simile?
F. Mi sembra che tu esageri o Socrate. In ogni caso si potrebbe rimediare a questi difetti legando il diritto di voto non alla laurea ma ad un attestato rilasciato da una apposita commissione.
S. Interessante proposta. Però ti chiedo: la commissione che dovesse decidere chi è abbastanza colto da poter votare sarebbe composta da esseri umani vero?
F. Certo, che discorsi.
S. Ed è o non è vero che tutti gli esseri umani hanno qualche idea politica?
F. Direi di si.
S. Ma, non ci sarebbe allora il rischio che la commissione decidesse basandosi su criteri politici e non culturali, al solo fine di escludere dal voto chi sembrasse lontano dalle idee degli esaminatori? Si cadrebbe nella stessa situazione paventata per le università.
F. Questo mi sembra molto improbabile o Socrate. Si potrebbe fare un esame a quiz. Un semplice questionario, da cui fosse impossibile risalire alle simpatie politiche degli esaminandi, risolverebbe ogni difficoltà
S. Prima vorresti legare il diritto di voto alla cultura, poi leghi la cultura ad un questionario. Non credo che potremmo definire colta una persona solo perché ricorda in che anno morì Napoleone, o ignorante una che lo ha scordato.
F. O Socrate, quante difficoltà fai! Meglio un po' di cultura che nessuna cultura.
S. Dimmi nobile amico. Preferiresti farti operare da un mediocre medico o da un medico bravo?
F. Da uno bravo ovviamente.
S. E da uno bravo o da uno bravissimo?
F. Da uno bravissimo, ma, cosa c'entra questo col nostro discorso?
S. Mi sembra che c'entri, perché, se davvero si deve legare il diritto di voto alla cultura, non si vede perché lo si debba legare ad un po' invece che a tanta o tantissima cultura.
F. Benissimo, leghiamolo allora alla massima cultura! Alla fine concordi con me o Socrate!
S. Non so. Dimmi o coltissimo amico, mi spiegheresti il principio di indeterminazione di Heisenberg? Ti confesso che mi riesce molto ostico.
F. Principio di... Heis...Ber... interminazione? Intermittenza? Veramente or ora mi sfugge...
S. Non ti preoccupare amico mio, sfugge ad un sacco di gente. Però, anche tu non potresti votare se optassimo di legare il diritto di voto non dico alla massima, ma anche solo ad una decente cultura.
F. O Socrate basta! Ironizzi su di me con grande arroganza, fai vani giri di parole, ti lanci in sofisticherie astruse! Vorresti escludere uno scrittore come me dal diritto di voto! Mi stai facendo davvero arrabbiare.
S. Non ti arrabbiare caro Faviano. Io non voglio escludere né te né alcun altro dal diritto di voto. Dico al contrario che nulla è meno indicato del voto a decidere su questioni culturali. Proprio per questo è sbagliato, a mio avviso, concedere il diritto di votare solo a chi possiede certi livelli di istruzione.
F. Vorresti negare che sia importante essere istruiti?
S. Dio me ne guardi. E' bene essere istruiti, e di certo il voto delle persone istruite è più consapevole di quello di chi istruito non è. Ma da questo non deriva che chi non è istruito, o molto, o moltissimo istruito non debba avere il diritto di votare.
F. Mi sembra un discorso contraddittorio il tuo.
S. Non lo è affatto. Dimmi, un ragazzo con un elevato quoziente di intelligenza studierà con maggiore o minore profitto di uno con un quoziente normale o basso?
F. Studierà con maggior profitto, ovviamente.
S. E da questo deriva che va escluso dalla scuola dell'obbligo chi ha una intelligenza non vivacissima?
F. No ovviamente. Ma... di nuovo cominci a sofisticare o Socrate. Il diritto di voto è cosa ben diversa, dal diritto allo studio; porta a scelte che riguardano tutti, non solo il singolo interessato.
S. Concordo su questo, anche se ne traggo conclusioni molto diverse dalla tue, ma, se permetti, su questo vorrei tornare fra un po'. Ora mi interessa approfondire il discorso sul rapporto fra voto e cultura, possiamo procedere?
F. E sia, procediamo.
S. Gli scienziati sono persone colte vero?
F. E come no?
S. Ti risulta forse che gli scienziati mettano ai voti le loro teorie?
F. Non mi risulta.
S. Scienziati che discutono di scienza non si sognano neppure di decidere col voto quale fra le varie teorie sia giusta e quale no.
F. Così è
S. E qualcuno ha mai votato per stabilire se Beethoven sia o non sia stato un grande musicista?
F. Non mi risulta.
S. E si è mai votato per stabilire chi fra Platone ed Aristotele avesse ragione sulle molte cose che li dividevano?
F. Sembra proprio di no.
S. E, bada, mi riferisco al voto delle sole persone colte. Il voto di scienziati su teorie scientifiche, filosofi su sistemi filosofici, musicisti su questioni musicali. Nessuna controversia culturale si è mai risolta col voto, neppure col voto rigorosamente limitato agli esperti.
F. Così pare.
S. Non ti sembra che da questo si possa dedurre che il voto non decide chi, in una controversia culturale abbia ragione e chi torto?
F. Può essere così, ma questo da ragione a me direi.
S. Non mi sembra proprio. Il voto non decide della verità, eppure in politica si vota. Tu proponi un voto limitato alle sole persone colte, ma questa limitazione non ha nessun valore perché alle elezioni non si decide chi abbia torto e chi ragione; e se di questo si dovesse decidere, il voto, limitato o meno, non servirebbe.
F. Mi sembra assai azzardato il tuo discorso, o Socrate. A me sembra che col voto si decida precisamente chi ha torto e chi ha ragione, per questo voglio un voto limitato alle persone colte.
S. Poniamo che in Italia possano votare solo i laureati e che alla elezioni vinca il partito X. Da quanto tu dici dovremmo dedurre che quel partito ha ragione, questo tu pensi?
F. Si, penso questo.
S. Poniamo ora che alle elezioni successive gli elettori, sempre laureati, votino per il partito Y, da quanto tu dici dovremmo dedurre che la ragione è passata ora al partito Y?
F. Si, dovremmo.
S. Quindi la ragione sarebbe un certo anno del liberalismo ed un certo altro anno del socialismo. Nel gennaio 2010 la teoria politica liberale sarebbe vera perché i liberali hanno vinto le elezioni. Ma nel settembre del 2010 si tengono nuove elezioni perché il governo liberale è andato in crisi, e stavolta vince il partito socialista, e questo rende vera la teoria politica socialista. Questo tu pensi?
F. Non so...
S. Lo stesso programma sarebbe giusto o ingiusto a pochi mesi di distanza. Non solo, sarebbe giusto in Italia ed ingiusto in Francia, Giusto a Roma e ingiusto a Genova. Una certa dottrina politica avrebbe ragione a Milano e torto a Cagliari. Ti sembra sensato tutto questo?
F. Direi di no.
S. E non ti pare che termini come vero o falso, giusto o sbagliato, ragione o torto perderebbero ogni senso in una simile situazione?
F. Non so... che razza di discorsi fai o Socrate, confusi, tortuosi, sofistici!
S. Non mi sembra. Tutto infatti ridiventa semplice se si ammette ciò che è evidente, cioè che si vota non per stabilire il vero o il falso, e neppure la ragione o il torto.
F. E per cosa allora si voterebbe, a tuo parere?
S. Si vota, direi, per assicurare rappresentanza ad idee, interessi e valori presenti nella società, per stabilire chi abbia diritto di governare, nel rispetto ovviamente della minoranza e dei diritti delle persone, ed infine per poter pacificamente sostituire chi governa se fa eventualmente troppi danni. Si tratta, come vedi, di cose che riguardano tutti e su cui tutti devono poter dire la loro, indipendentemente dal livello di cultura.
F. Ma no, o Socrate! Tutti i tuoi discorsi sul vero ed il falso, e sulle elezioni che avrebbero poco a che fare con il vero ed il falso mostrano di essere solo vani sofismi. Quale che sia lo scopo delle elezioni il loro risultato ha sempre conseguenze importanti per tutti, lo avevamo già detto prima, se ben ricordi.
S. Si, lo ricordo.
F. E, proprio perché le elezioni hanno comunque importanti conseguenze non possono essere aperte a tutti. Non si può affidare il destino di un popolo a persone incolte, ignoranti, rozze e volgari. Ti faccio io una domanda, o Socrate, tu viaggeresti su un aereo guidato da un pilota incapace?
S. No.
F. Vedi che mi dai ragione? Per le elezioni il discorso è simile.
S. Permetti ora a me di domandarti una cosa, nobile amico. Se tu volassi sull'aereo di una certa compagnia e facessi un pessimo viaggio, e ti venissero dubbi sulla competenza del pilota, avresti o non avresti il diritto di non scegliere più per i tuoi viaggi, aerei di quella compagnia?
F. Certo che lo avrei.
S. Lo avresti anche senza sapere nulla di come si pilota un aereo?
F. Direi di si.
S. E se mangiassi in un ristorante cibo pessimo avresti o non avresti il diritto di non tornarci, più, e di sconsigliarlo ai tuoi amici, anche se non avessi esperienza alcuna di arte culinaria?
F. Si, avrei un tale diritto.
S. E dimmi ora, a tuo parere Lenin era più o meno colto di un contadino russo analfabeta?
F. Che razza di domanda, era assai più colto.
S. E Stalin era più o meno colto dello stesso contadino?
F. Più colto, ma cosa c'entra tutto questo?
S. Dimmi ora, Hitler era più o meno colto di un ebreo polacco che non aveva neppure frequentato la scuola elementare?
F. Uffa! Era più colto, ovviamente.
S. I contadini russi a cui Lenin strappava il raccolto e che Stalin voleva spedire a forza nelle fattorie collettive, avevano o non avevano il diritto di opporsi a tali politiche, o per farlo dovevano prima laurearsi in agraria?
F. Non saprei...
S. E l'ebreo polacco che Hitler voleva spedire nelle camere a gas aveva o non aveva il diritto di opporsi, o per farlo doveva prima laurearsi in genetica, teologia e storia?
F. Penso avesse il diritto di opporsi, ma questi sono esempi esagerati, situazioni al limite.
S. E se un primo ministro assai colto in economia, come il signor Monte ad esempio, decidesse di raddoppiare le tasse, i contribuenti tartassati avrebbero o non avrebbero il diritto di criticare, e cercare di sostituire quel primo ministro o dovrebbero prima laurearsi alla Bocconi?
F. Di nuovo, non saprei
S. E se quel primo ministro decidesse che la casa in cui vivo, e che ho comprato a prezzo di gran sacrifici, dovesse essermi confiscata e ed adibita ad alloggio per i migranti, io avrei o non avrei il diritto di oppormi o prima dovrei laurearmi in scienze politiche?
F. Non so, forse avrei un simile diritto.
S. E ritieni che sarebbe meglio se mi opponessi col fucile o col voto?
F. Col voto, certamente.
S. Non ti sembra allora che si possa concludere che è certo un bene che a governare siano persone colte e competenti ma, proprio perché le conseguenze del loro operato riguardano tutti, tutti abbiano il diritto di controllarlo e giudicarlo?
F. Non lo so. I tuoi sofismi sono insopportabili o Socrate. Fai lunghi giri di parole, muovi tutti i concetti, metti in dubbio tutto!
S. Mi limito a cercare di approfondire le cose, nobile amico.
F. No, ti diverti con vani sofismi. I tuoi ragionamenti sono contorti, lontani dal modo di pensare delle persone normali, dal loro buon senso.
S. Io sono convintissimo che qualsiasi persona normale può seguirmi senza difficoltà. Però, permettimi di dirti che mi stupisci, caro Faviano.
F. Perché mai?
S. Tu contrapponi ai miei “vani sofismi” il buon senso delle persone normali, è vero?
F. Si, è vero.
S. Ma, scusa, non avevi iniziato a parlare dicendo che le cosiddette persone normali sono incapaci di far scelte giuste, che sono rozze e volgari e che non ci si può affidare a loro per le decisioni importanti?
F. Basta o Socrate, mi hai davvero fatto perdere la pazienza! Ti saluto!
S. Non ti arrabbiare amico mio! Ti vedo rosso in volto, con gli occhi fiammeggianti. Mi fai quasi paura. So che sei stato un grande pugile in gioventù. Ti sei perfino classificato al dodicesimo posto in un torneo rionale e la tua ira spaventa un vecchietto tremebondo come me! Su, facciamo pace e continuiamo amabilmente a discutere!
F. Preferisco si no. I tuoi sofismi mi hanno fatto venire una terribile emicrania.. Addio o Socrate.
S. Arrivederci nobile amico.

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