sabato 1 settembre 2018

IL CASO SALVINI


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La legge ed il suo senso


L'articolo 289 ter del codice penale recita:

“Chiunque (...) sequestra una persona o la tiene in suo potere minacciando di ucciderla, di ferirla o di continuare a tenerla sequestrata al fine di costringere un terzo, sia questi uno Stato, una organizzazione internazionale tra più governi, una persona fisica o giuridica o una collettività di persone fisiche, a compiere un qualsiasi atto o ad astenersene, subordinando la liberazione della persona sequestrata a tale azione od omissione, e' punito con la reclusione da venticinque a trenta anni.”

Dunque, il ministro dell'interno della repubblica italiana avrebbe commesso un crimine di enorme gravità, per il quale rischia fino a
30 anni di reclusione, non sono noccioline. Di fronte ad un fatto di tale gravità occorre porsi la domanda: l'accusa a Salvini ha un minimo di fondamento o si tratta solo di una volgare aggressione politica che con la legge e la sua applicazione non ha nulla a che vedere?
Nessuno ha tentato di uccidere o ferire i mgranti a bordo della "Diciotti". Sono invece stati  trattati (giustamente) col massimo rispetto dei loro diritti umani. Nessuno ha neppure cercato di "continuare a teneri sequestrati", si cercava invece una soluzione che permettesse il loro sbarco.  Ma, prima di entrare nel merito degli eventi, val la pena di  esaminare lo spirito dell'articolo dilegge di cui stiamo parlando.
L'articolo 289 ter con tutta evidenza mira a contrastare i sequestri di persona tendenti a coartare la volontà dello stato e degli organi statali. Un caso esemplare di questo tipo di reato è stato, a mio parere, il rapimento di Aldo Moro. Le BR rapirono il leader democristiano e lo tennero prigioniero minacciando di ucciderlo, cosa che alla fine avvenne. Col rapimento e le minacce di morte le BR miravano ad ottenere dallo stato la liberazione di un gran numero di terroristi imprigionati. Può esistere un minimo di somiglianza fra quel vecchio e tragico evento e quanto è successo con la “Diciotti”? Vediamo.
Non dimentichiamo che i migranti sono stati trattenuti sulla “Diciotti” perché l'Italia non intendeva accoglierli tutti. Il ministro dell'interno, e con lui tutto il governo, dicevano che una parte avrebbe dovuto essere accolta da altri paesi europei. I migranti non sono stati trattenuti a bordo come ostaggi per ottenere qualcosa, semplicemente si diceva: “non intendiamo accoglierli tutti, altri devono farsi carico di alcuni di loro”. Ragionando come il PM Patronaggio l'Italia dovrebbe essere obbligata ad accogliere
tutti. Infatti non essere accolti vuol dire non poter sbarcare e non poter sbarcare equivarrebbe ad essere “sequestrati”.

Un esperimento mentale


La nozione di “sequestro a scopo di coazione” applicata al caso della “Diciotti” appare assolutamente ridicola. Per rendersene conto basta fare un piccolo esperimento mentale.
Poniamo che io sia un importante leader politico e venga sequestrato. I rapitori mi chiudono in una cella, dopo di che ricattano le istituzioni. In un comunicato chiedono allo stato: “noi terremo sequestrato il signor Giovanni fino a che il ministero degli esteri, o il Vaticano, o l'ambasciata americana non accetteranno di ospitarlo nei loro immobili”. I “rapitori” minaccerebbero di tenermi “prigioniero” fino a che le istituzioni dello stato non accettassero di accogliermi
libero. Ciò che vorrebbero i miei sequestratori, l'oggetto del loro “ricatto”, non sarebbe altro che la mia libertà, Molto strano come “sequestro”, vero? Ma è proprio di questo tipo il “sequestro a scopo di coazione” che sarebbe stato commesso sulla “Diciotti”. Il ministro “sequestratore” chiedeva, in cambio della liberazione dei “sequestrati”, la loro... liberazione di cui avrebbero dovuto farsi carico, oltre all'Italia, anche altri stati.
Nei sequestri veri la liberazione dei sequestrati viene concessa in cambio di qualcosa: denaro, liberazione di terroristi o altro; in questo caso invece
io vengo rapito ed i miei rapitori chiedono, in cambio della mia liberazione, che altri e non loro si prendano cura di me libero. Non vogliono trattenermi, al contrario, mirano solo a non avermi in casa loro. Se questo è un sequestro a scopo di coazione io sono una favolosa ballerina brasiliana.

Ma c'è un'altra considerazione da fare. Davvero nel caso della “Diciotti” è possibile parlare di “privazione della libertà” dei migranti? Per meglio inquadrare il problema torniamo al precedente esperimento mentale. Lo abbiamo visto: io sono stato rapito ed i miei sequestratori chiedono in cambio della mia liberazione che siano altri ad occuparsi di me
libero. Già questo comportamento è assolutamente paradossale, ma i miei ipotetici sequestratori non si fermano qui. Dopo avermi “sequestrato” mi dicono: “se vuoi tornare a casa tua sei liberissimo di farlo, noi non ti tratteniamo, anzi, siamo pronti a pagarti il taxi che ti riaccompagnerà alla tua dimora. A noi interessa solo non averti fra i piedi a casa nostra”. Davvero strano come “rapimento” vero? Ma, di nuovo, è questo il caso della “Diciotti”. Se i migranti avessero chiesto di tornare al loro paese sarebbero stati riaccompagnati e nessuno avrebbe chiesto nulla in cambio della loro “liberazione”.
Si può obiettare che questo non era possibile perché si trattava di rifugiati che non potevano tornare in Libia dove avevano subito orribili torture. Questa obiezione riguarda però il diritto che i migranti hanno, o non hanno, all'asilo politico, non trasforma il ritardo di alcuni giorni del loro sbarco in un sequestro. Quel ritardo era legato ad una controversia internazionale su luogo in cui i migranti dovevano sbarcare, sul paese che avrebbe dovuto decidere se hanno o meno diritto all'asilo.
NON era un sequestro perché non esiste sequestro se il sequestrato è libero di tornarsene a casa sua, sia questa bella o brutta, accogliente o non accogliente.

E, per avere un quadro più preciso della situazione, sulla Libia vanno ricordate un paio di cosette. In primo luogo il governo italiano e gran parte della comunità internazionale riconoscono il governo di Al Sarraj come legittimo rappresentante del popolo libico. In secondo luogo, il governo di centro sinistra nella figura del ministro dell'interno Marco Minniti (
MINNITI, NON SALVINI) ha concluso con la Libia un accordo atto a contenere i flussi migratori. Ebbene, oggi gli stessi hanno riconosciuto quel governo e firmato quell'accordo presentano la Libia come un inferno in cui nessun migrante può essere rimpatriato. In Libia sono presenti i caschi blu dell'ONU. Se davvero il legittimo governo di quel paese è colpevole di un genocidio o di qualcosa di simile ci si muova e lo si faccia cessare. Non si può guardare l'inferno senza muovere un dito salvo poi commuoversi per la sorte di 170 migranti. 

Come si è mosso il PM

Se è in corso un crimine di qualsiasi tipo chi ha il potere di farlo cerca di interromperlo. Anche un semplice cittadino può intervenire in difesa di una donna che sta subendo uno stupro. A maggior ragione dovrebbe fare qualcosa di simile un magistrato. Sulla “Diciotti” era in corso, a parere del PM Patronaggio, nientemeno che un “sequestro di persona a scopo di coazione”, un crimine gravissimo per il quale sono previsti, val la pena di ripeterlo, fino a
30 ANNI di carcere. Il PM si è addirittura recato a bordo della nave, ha assistito da vicino allo svolgimento del crimine, perché non lo ha interrotto? Perché ha asciato che il “sequestro” proseguisse? Perché non ha ordinato che i migranti sbarcassero? Si sarebbe aperto uno scontro istituzionale molto grave, è vero, ma non credo che una considerazione simile possa indurre un magistrato a non intervenire per far cessare una azione criminosa. Salvini è accusato anche di “illecito arresto”. Ebbene, se un magistrato ritiene che una persona sia illecitamente trattenuta in carcere ne ordina l'immediato rilascio, mi pare.
Il PM invece, sebbene assistesse allo svolgersi di una azione criminosa, non la ha fatta cessare. Ha invece aperto un fascicolo per “sequestro” a carico di
IGNOTI. Si, di ignoti!!! Tutto era chiaro, non esistevano ignoti. Salvini ha detto chiaro e tondo che era lui a bloccare lo sbarco dei migranti, ed il PM non solo non ha ordinato la cessazione del “sequestro” ma si è messo ad indagare su “ignoti”.
E le stranezze non finiscono qui. Sin dall'inizio tutto era chiaro in questa vicenda. Se si stavano commettendo crimini era chiarissimo sin dal primo momento di quali crimini si trattasse. Eppure cosa ha fatto il PM Patronaggio? Prima ha aperto un fascicolo a carico di “ignoti”, poi ha accusato Salvini di “sequestro di persona” ed “illecito arresto”, infine ha gradualmente ampliato le accuse contro il ministro aggiungendo sempre nuovi capi di imputazione. Se si sommano gli anni di carcere previsti per tutti i crimini che Salvini avrebbe commesso si supera ampiamente la pena dell'ergastolo. Non mi stupirei se qualcuno proponesse per il nostro ministro dell'interno la reintroduzione della pena di morte.

Tutto questo diventa ancora più insopportabile se si pensa che esistono dei precedenti nei quali la magistratura si è mossa in maniera completamente diversa, meglio, non si è mossa affatto. Nel 1997 l'Italia mise in atto un autentico blocco navale nei confronti dell'Albania. Presidente del Consiglio era Romano Prodi, ministro degli interni Giorgio Napolitano. Nel corso del blocco ci fu un incidente: una nave albanese carica di profughi fu speronata ed affondò. Morirono 81 persone fra cui donne e bambini. Nessun PM aprì nessun fascicolo a carico di nessuno. Se un fatto simile succedesse oggi Salvini sarebbe accusato di strage, naufragio doloso, disastro colposo e chissà di quante altre cose. Ha un minimo di rapporto con la giustizia tutto questo?
NO!
In realtà tutta la vicenda della denuncia a Salvini con la legalità non ha nulla a che vedere. Si tratta di politica. Si vuole trasformare una azione politica, giusta o meno, condivisibile o meno che sia, in un atto criminale. Se Salvini fosse condannato (non credo che avverrà, ma... in Italia non si sa mai) questo vorrebbe dire che la accoglienza diventa obbligatoria. Se una nave attracca i migranti devono sbarcare, se una nave stazione a largo delle nostre coste i porti devono restar aperti ed accoglierla, se dei migranti premono alle frontiere di terra occorre farli entrare. Altrimenti siamo di fronte a “sequestri”, “illeciti arresti”, “violenza” e chissà quanti altri crimini. E, ovviamente, questa obbligatorietà riguarda solo l'Italia. In fondo lo stallo della “Diciotti avrebbe potuto sbloccarsi se la Francia, o la Spagna, o la Germania avessero accolto qualche decina di migranti. Se Salvini è colpevole di “sequestro” per aver bloccato per alcuni giorni lo sbarco dei migranti, altrettanto lo sono Macron o Angela Merckel che col loro rifiuto di accogliere anche un solo migrante hanno permesso la prosecuzione del “sequestro”.
Si possono avere mille idee diverse sulla immigrazione, ma non si può trasformare il rifiuto di accogliere migranti in casa propria in un crimine legalmente perseguibile, non si può in altre parole rendere
obbligatoria la accoglienza. Meno che mai renderla obbligatoria per la sola Italia.

Un salto di qualità


Il “caso Salvini” rappresenta un salto di qualità nella lunga serie degli interventi della magistratura nel dibattito politico del nostro paese.
Berlusconi è stato sottoposto ad una persecuzione giudiziaria unica nella storia, ma è stato fatto oggetto di accuse che lo riguardavano in quanto imprenditore o privato cittadino. Ad essere oggetto delle attenzioni dei magistrati non erano gli
atti politici del Berlusconi presidente del consiglio, ma presunti crimini inerenti la sua antica attività imprenditoriale o la sua vita privata piuttosto movimentata.
Nel caso Salvini -Diciotti le cose cambiano.
Qui ad essere sotto accusa è un atto esplicitamente ed esclusivamente politico che Salvini ha commesso in quanto ministro dell'interno. Salvini ha usato alcune prerogative che gli spettano e questo è considerato da un magistrato né più né meno che un crimine gravissimo. Se Salvini fosse condannato nessuno uomo politico, ma proprio nessuno, potrebbe più adempiere tranquillamente alle funzioni per cui è stato eletto. Un provvedimento fiscale potrebbe diventare “furto con destrezza”. La adozione di misure di sicurezza in tema di lotta al terrorismo potrebbe trasformarsi in “violenza aggravata”, nuove norme in fatto di legittima difesa potrebbero diventare “incitamento all'omicidio” e piacevolezze di questo genere. La via sarebbe aperta ad ogni forma di arbitrio.

Un uomo politico, leader di un partito con alle spalle un forte sostegno popolare è oggi accusato di un crimine per cui sono previsti
30 ANNI di reclusione. E questo in un paese in cui ladri ed imbroglioni, assassini e stupratori circolano spesso indisturbati. Qualcuno lo ricorda? Adam Kabobo, l'ugandese che uccise a picconate nel cranio tre cittadini italiani è stato condannato a 20 anni. Salvini, solo per una delle numerose imputazioni di cui è oggetto, ne rischia TRENTA. Se poi si sommano gli anni previsti per le altre rischia un ergastolo di fatto. E questo per un atto commesso in quanto ministro dell'interno, in attuazione di prerogative che gli spettano. Bastano queste considerazioni per comprendere fino a che punto l'attacco al leader leghista sia di fatto un attacco allo stato di diritto, alle libertà di tutti.
E' bene che le persone ancora capaci di ragionare si mobilitino. Pacificamente, democraticamente, ma con fermezza facciano sentire la loro voce. Non si può accettare che l'odio cieco di una minoranza di faziosi distrugga ciò che resta della nostra declinante democrazia.

1 commento:

  1. Chi può dire? Magari Patronaaggio ha fatto un master a Theran in diritto islamico e non vede l'ora di utilizzare le sue competenze quando finalmente fossero abrogate la costituzione italiana e i codici penale e civile perché non conformi alla legge di Allah e quindi privi di fondamento. Lo vedremmo allora salire salire gli scalini della gerarchia, favorito nella competizione con molti giudici che a mala pena masticheranno di lapidazione, statuto giuridico della donna, amputazioni, lui che potrà citare le fatwa di Komeini sul coito con le capre e gli sfregamenti sessuali con bambine di più di due anni. Lo vedremo capo della magistratura islamica italiana? Speriamo per lui che la geneticamente radicata abilità della sullodata magistratura a rivoltare tutte le giacche e a servire tutti i potenti non gli tiri un brutto scherzo facendo emergere migliaia, decine di migliaia di concorrenti piú utili di lui al nuovo potere, e a proposito di poteri, ma Trapanaggio a Trapani cosa ha fatto contro la mafia?

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