domenica 12 aprile 2015

SOCRATE E I BUONI




Socrate. Buona giornata o nobile Tauro!
Tauro Fenesi. Buona giornata a te o Socrate, sono lieto di incontrarti.
S. Anche a me incontrarti fa molto piacere. Ma, cosa hai? Ti vedo rosso in viso, come se una grande ira scuotesse il tuo cuore.
T. E vedi bene, o Socrate. Sono indignato per la dilagante cattiveria che avvelena il mondo. Tutti irridono nobili sentimenti come la solidarietà ed il desiderio di aiutare i nostri simili meno fortunati di noi...
S. Beh, proprio tutti non direi, che mi pare siano in molti a parlare continuamente di solidarietà, specie sui media.
T. Esatto, sui media. Ma fra le gente comune le cose stanno diversamente, purtroppo. E sono in tantissimi che criticano le persone buone, coloro che vogliono la pace e la comprensione reciproca. Pensa un po' che i buoni oggi vengono definiti “buonisti” e sottoposti ad ilarità, frizzi e lazzi.
S. Si tratta di una cosa assai spiacevole che è doveroso condannare, ne convengo.
T. Sapevo che mi avresti dato ragione, o nobile Socrate. Un uomo del tuo ingegno non può abbassarsi al livello del volgo che irride la bontà e la solidarietà.
S. Lasciamo perdere il mio ingegno che altro non è che la normale, ed umana, capacità di ragionare. Piuttosto, non so se sono totalmente d'accordo con te, carissimo Tauro.
T. Davvero? E in cosa non saresti d'accordo?
S. Non saprei, sento sorgere in me delle perplessità e ti sarei grato se mi aiutassi a superarle.
T. Lo farò molto volentieri. Dimmi, di quali perplessità si tratta?
S. Tu parli di bontà, ma io vorrei capire un po' meglio che cosa sia la bontà.
T. La risposta mi sembra assai semplice: è bontà ciò che aiuta i nostri simili.
S. Interessante definizione.
T. Si, e potremmo aggiungere che è buono tutto ciò che favorisce il dialogo, il rispetto e la reciproca comprensione fra gli esseri umani.
S. Quindi è buono aiutare i nostri simili e rispettarli, e dialogare con loro, questo tu dici?
T Precisamente questo.
S. E questo aiuto, questo rispetto e questo dialogo devono riguardate tutti i nostri simili?
T. E' come no?
S. Tutti senza eccezione?
T. Ma si o Socrate! Cosa vorresti fare, discriminazioni fra i nostri simili?
S. Me ne guardo bene. Solo, mi pare che non meriti di essere aiutato chi, ad esempio, stupra una bambina, o rispettato chi uccide, né mi pare valga la pena di dialogare con persone che commettono simili delitti.
T. Beh, questo può essere vero, però bisogna stare ben attenti con simili discorsi, perché tante cose possono aver contribuito a fare di un essere umano un criminale: la società, l'educazione ricevuta in famiglia, la scuola, il nefasto influsso dei media, la politica, presente e passata, dei governi. Per questo non è davvero buono chi emette affrettate condanne. Colui che è davvero buono invece cerca di capire le ragioni anche di chi ci appare cattivo e cerca anche con lui il confronto ed il dialogo.
S. Sai, io cerco di chiarirmi dubbi che ogni tanto mi frullano in mente. Le tue parole, ad esempio, me ne fanno sorgere parecchi.
T. Cioè?
S. Tu dici che la società, la famiglia, l'educazione e tante altre cose ancora contribuiscono a rendere cattivo chi invece sarebbe buono, è così?
T. Esatto, è proprio così
S. Ma scusa, esiste una signora società?
T. Non ti capisco
S. Esiste una persona, con una sua mente ed una sua volontà, che si chiama società o la società altro non è che un insieme di individui che cooperano fra loro?
T. Direi che non esiste una persona chiamata società...
S. E ciò che i media dicono può esistere disgiuntamente da quanto dicono i giornalisti che nei media lavorano?
T. Direi di no
S. E si può parlare di scuola senza insegnanti, famiglia senza genitori o governi senza governanti?
T. Non mi pare
S. Quindi dietro alla società, alla famiglia, alla scuola, ai media ed ai governi ci sono esseri umani.
T. Così pare.
S. Quindi se scuola, famiglia, media eccetera rendono cattivi gli uomini ciò è dovuto al fatto che ci sono altri uomini cattivi che educano, o governano, o comunicano in maniera cattiva.
T. Parrebbe di si
S. Ma, se così stanno le cose, accusare società, scuola, famiglia eccetera della umana cattiveria non risolve nulla o meglio, ci fa avvolgere in un regresso all'infinito. Stabilito infatti che è la società a rendere cattivi gli uomini dovremmo stabilire perché mai degli uomini cattivi hanno costruito una cattiva società e così via.
T. Uffa Socrate! Cominci coi tuoi soliti sofismi che non portano da nessuna parte! Lasciamo perdere il discorso sulle origini della cattiveria, non c'entra nulla in fondo...
S. Veramente sei stato tu ad iniziarlo...
T. Si, spinto dalle tue domande. Lasciamolo perdere comunque e torniamo al concreto. E' buono chi aiuta, comprende e rispetta i suoi simili e cerca di capirli, anche se apparentemente possono sembrare cattivi; e se sono cattivi cerca non di reprimerli ma di perdonarli e migliorarli. Questo è chiaro, o Socrate, chiaro ed inconfutabile, malgrado tutti i sofismi del mondo!
S. Non ti accalorare nobile amico! Io cerco solo di avvicinarmi al vero e di chiarire le cose discutendo serenamente con te.
T. Beh, a me sembra che le cose siano chiarissime.
S. A me no invece, sai come sono...
T. Scusa, cos'altro non ti sembra chiaro?
S. Ecco, vorrei chiederti: è possibile far cose buone ignorando le conseguenze delle proprie azioni?
T. Cioè?
S. Dimmi, pensi che farebbe del bene un medico che si rifiutasse di operare un malato perché consapevole che l'operazione gli arrecherebbe grande dolore e sofferenza?
T. Direi di no
S. E lo direi anche io. Eppure un simile medico avrebbe agito convinto di fare del bene. Commosso dai pianti del malato, invece di incidere le sue carni col bisturi gli ha somministrato inutili medicine al nobile fine di evitargli dolore e sofferenza.
T. Così è
S. Questo piccolo esempio ci dice, mi sembra, che nel valutare se una certa azione sia buona o cattiva non ci si deve affidare troppo ai sentimenti, né considerare solo ciò a cui tale azione mira nell'immediato. Occorre invece esaminare da molteplici punti di vista la situazione in cui l'azione si inserisce e le sue conseguenze più a lungo termine, concordi?
T. Concordo.
S. Perché, se è vero che somministrare ad un malato un inutile placebo invece che operarlo gli risparmia, nell'immediato, molto dolore, gliene procura di assai più acuto nel prossimo futuro, e può aggiungere al più acuto dolore la morte.
T. Direi che è così, però non capisco a cosa vuoi arrivare, o Socrate.
S. Voglio arrivare a concludere che una azione che a prima vista sembra buona può dimostrarsi cattiva, addirittura malvagia, se la si osserva da un più ampio punto di vista e se si valutano le sue conseguenze meno immediate.
T. Posso concordare, ma i buoni vogliono appunto questo: fare azioni buone e che abbiano conseguenze tutte buone, quindi non capisco contro chi siano rivolti i tuoi ragionamenti o Socrate!
S. Io non ragiono mai contro qualcuno, nobile amico, mio unico interesse è la verità. Comunque, io sono assai meno radicale di te. Non dico che una buona azione debba avere solo conseguenze buone, dico che se una certa azione ha numerose ed importanti conseguenze negative è per lo meno assai improbabile che si tratti davvero di una buona azione, e che se ha invece numerose ed importanti conseguenze positive esistono buone possibilità che si tratti di una azione buona. Puoi convenire?
T. Si, posso.
S. E dimmi ora, cosa ci permette di fare questa valutazione attenta di una azione?
T. Di nuovo non ti seguo, o Socrate.
S. Abbiamo fatto l'esempio del medico pietoso che somministra al malato inutili farmaci per evitargli acute sofferenze. Ti chiedo ora: cosa ci permette di stabilire che i farmaci sono inutili e che invece l'intervento chirurgico, anche se doloroso, può salvare il malato?
T. Che domande! Lo possiamo stabilire visitando il malato.
S. Certo, siamo d'accordo. Visitandolo con grande cura e competenza.
T. Infatti.
S. Saresti d'accordo se dicessi che è la conoscenza della realtà a rendere possibile la corretta valutazione di una azione?
T. Forse...
S. Tu pensi, o Tauro, che abbia più possibilità di raggiungere la vetta uno scalatore esperto e che conosce la parete che si appresta a scalare o uno scalatore alle prime armi che non ha mai visto quella parete?
T. Lo scalatore esperto direi
S. E ti faresti operare al cuore (Dio mai non voglia) da un chirurgo che ha finora fatto solo operazioni di appendicite?
T. Decisamente no!
S. E compreresti pane da un fornaio che non sa distinguere la farina dalla polvere di gesso?
T. Mai!
S. E dimmi ancora, o Tauro, per te sarebbe un buon magistrato quello che rimettesse in libertà un uomo condannato all'ergastolo per stupro ed omicidio solo perché vederlo languire in carcere lo impietosisce?
T. No, che discorsi! Quanto meno quel magistrato dovrebbe stabilire se quell'uomo è davvero pentito ed ha abbandonato i suoi istinti omicidi.
S. Siamo d'accordo, e io anzi aggiungerei che prima di commuoversi per il carcerato questo nostro ipotetico magistrato dovrebbe pensare un po' alle sue vittime. Comunque, possiamo concludere che, per valutare se una certa azione sia buona, dobbiamo conoscere le sue possibili conseguenze sulla realtà in cui questa azione va ad incidere?
T. Si, posso essere d'accordo, ma, lo ripeto, non capisco dove vuoi arrivare o Socrate, mi sembra che continui a crogiolarti in vani sofismi e girare a vuoto.
S. Forse hai ragione, nobile amico, ma dimmi, sbaglio o una delle cose che più spesso coloro che alcuni chiamano buonisti invocano è la accoglienza di tutti i migranti?
T. Non sbagli affatto. Io stesso sono per la accoglienza più ampia, senza condizioni e penso che la bontà di una simile scelta balzi agli occhi e resista a tutti i sofistici tentativi di contestazione.
S. A me invece il tuo atteggiamento, e quello di tanti tuoi amici, sembra un esempio da manuale di sentimentalismo, scusami, superficiale e futile che non tiene in nessun conto la realtà e non valuta le conseguenze delle proprie azioni.
T. O quanto mi deludi Socrate! Parli come un piccolo borghese razzista e sciovinista!
S. Caro Tauro non ti sembra sbagliato reagire a quanto altri ti dicono mettendo subito delle etichette? Non pensi sia meglio approfondire le cose prima di definire qualcuno razzista, o sciovinista, o qualsiasi altra cosa?
T. Ma Socrate, come posso non metterti brutte etichette se ti sento parlare male del nostro dovere di accogliere a braccia aperte i migranti poveri e sofferenti!
S. Quindi per te il dovere di accogliere i migranti è assoluto, quale che siano le conseguenze di una simile accoglienza, quale che sia la situazione in cui questa si inserisce.
T. Certo Socrate, è proprio così. I migranti soffrono e solo delle persone malvagie possono esimersi dall'aprir loro le porte di casa. Semmai una buona politica può valutare come affrontare le conseguenze di tale accoglienza.
S. Quindi ammetti che si debbano valutare le conseguenze della accoglienza
T. Si, ma non per bloccarla, solo per renderla migliore.
S. Dimmi o Tauro, quante sono nel mondo le persone che soffrono?
T. Molte, a causa dello sfruttamento del capitalismo, delle aggressioni dell'imperialismo americano, dei complotti dello stato di Israele e della finanza sionista...
S. Basta, basta, non mi interessa stabilire chi siano i responsabili delle sofferenze che esistono nel mondo. Una sola cosa mi interessa stabilire, che si tratta di un gradissimo numero di persone. Questo è vero?
T. Si un numero molto grande a causa dello sfruttamento...
S. Si, si, ho capito, non ripetermi di nuovo chi sono i cattivoni che sfruttano il genere umano. Dimmi piuttosto: si tratterà di un miliardo di persone?
T. Anche di più
S. E pensi che sia possibile accoglierle tutte in Italia?
T. Non so, non saprei. Certo, se accadesse staremmo un po' stretti. Un po' li dovrebbe accogliere l'Europa...
S. Beh... staremmo stretti anche in Europa, ma dimmi, che fare se l'Europa rifiutasse di accoglierli? Dovremmo comunque accoglierli tutti in Italia?
T. Non saprei...
S. Ma scusa, dovresti saperlo. Hai appena detto che l'accoglienza è un dovere assoluto, che bisogna accogliere tutti, sempre, al di la di ogni valutazione delle situazioni reali e delle conseguenze della accoglienza.
T. E sia! Si, dovremmo accoglierli tutti, quali che fossero le conseguenze!
S. E pensi che la nostra società potrebbe regger e l'impatto di una simile massa di immigrati? Questi avrebbero un lavoro, la possibilità di una vita dignitosa? E noi come vivremmo in una simile situazione?
T. Non so, certo, dovremmo trovare delle soluzioni.
S. Non pensi che si potrebbe creare una situazione di fortissima crisi economica, che la criminalità crescerebbe, che potrebbero nascere tensioni e scontri razziali ed il terrorismo diverrebbe più forte e minaccioso?
T. Riecco la solita propaganda sciovinista...
S. No eccellente amico, non sto dicendo che di certo accadrà questo, dico solo che potrebbe accadere; del resto, già accade in molti paesi ed anche qui da noi, e senza che i migranti accolti siano centinaia di milioni...
T. E sia, ammetto, in linea puramente teorica, che cose simili potrebbero accadere.
S. E questo sarebbe un bene o un male?
T. Un male, sembrerebbe.
S. E sarebbe o non sarebbe un male derivante da una scelta che, frettolosamente considerata, appariva buona?
T. Forse.
S. Potremmo allora dire che ciò che sembrava buono si è rivelato in realtà molto cattivo?
T. Basta o Socrate! Basta coi sofismi, basta con questi sottilissimi ragionamenti che altro non dimostrano se non la insensibilità d'animo di chi li fa! Non esiste solo la fredda ragione, esiste il sentimento, l'umana pietà, ed in nome di questa pietà e di questo sentimento io ripeto con forza che dobbiamo accogliere tutti. I problemi li affronteremo dopo, man mano che si presentano!
S. Ammiro la bontà del tuo nobile animo o Tauro, ma, devo ammetterlo, non mi convince molto la tesi secondo cui i problemi li affronteremo dopo. Dimmi, ti sembrerebbe un buon padre colui che sperperasse tutti i suoi soldi in bagordi e rispondesse a chi gli chiedesse: “che sarà fra pochi mesi dei tuoi figli?” dicendo: “affronterò il problema fra pochi mesi”?
T. Non ricominciare o Socrate! Ti ho già detto che la fredda ragione non basta, che occorre seguire ciò che il cuore ci comanda, quindi non rispondo alla tua domanda.
S. Liberissimo di farlo. Ed è bella questa tua attenzione al cuore ed ai suoi ordini. Però, proprio di questo vorrei parlare, del cuore e dei sentimenti, posso farlo? Su questo posso permettermi di rivolgerti qualche domanda?
T. E sia, Fai pure.
S. Tu parli degli umani sentimenti e della pietà, ma, per tornare all'esempio del padre che, incurante dei figli, spende in bagordi il suo denaro, dimmi, non sono quei figli meritevoli di pietà?
T. Certo che lo sono.
S. E dire: “ai figli penseremo dopo” non dimostra un cuore duro ed insensibile?
T. Così pare, ma questo c'entra poco coi migranti.
S. Forse no amico mio. Dimmi, nell'ipotesi che una immigrazione senza limiti possa favorire il terrorismo è lecito aspettarsi attentati terroristi?
T. Se questa ipotesi fosse verace direi di si.
S. E gli attentati non provocano morti, feriti e mutilati?
T. E come no?
S. E le vittime di questi attentati non meritano la nostra pietà?
T. Direi di si.
S. E se una immigrazione senza limite alcuno favorisse l'insorgere di crisi economica, e scontri etnici, e criminalità, se tutto questo avvenisse non ci troveremmo di fronte a molte miserie e sofferenze?
T. Se questo avvenisse si.
S. E non dovrebbero suscitare, queste miserie e queste sofferenze, umani sentimenti di pietà?
T. Sembrerebbe di si.
S. Quindi, potremmo concludere che i sentimenti di umana pietà che ci spingo a fare azioni “buone” sono gli stessi che creano situazioni intollerabili proprio per chi nutre sentimenti di umana pietà?
T. Non lo so, mi fai girare la testa o Socrate! E' impossibile discutere con te! Fai girare di continuo i concetti, non li tieni mai fermi e fissi!
S. Nessun giro di concetti amico eccellente! Siamo, insieme, partiti da certe premesse ed esaminiamo a quali conseguenze portano.
T. Esatto, siamo di nuovo nel campo della fredda, insensibile ragione! Ma ti avevo già detto che non è questo il mio campo d'azione!
S. Si, ma ti eri anche detto disposto a discutere sui sentimenti. Del resto, caro amico, della ragione non possiamo mai fare a meno. Anche dire: “preferisco i sentimenti alla ragione” sarebbe impossibile se non si disponesse della ragione, ché senza ragione qualsiasi discorso su scelte e preferenze sarebbe semplicemente impossibile. Ma, lasciamo perdere queste divagazioni. Guarda amico mio, ti seguo ancora di più sul piano dei sentimenti. Concordo: mettiamo questi al primo posto!
T. Finalmente!
S. I sentimenti, di più, i sentimenti immediati, senza interesse alcuno per ciò che potrà accadere nel futuro anche prossimo, devono guidare i nostri comportamenti, le nostre scelte, te lo concedo! Però, dimmi, se sono questi sentimenti a dover guidare le nostre azioni, perché chiedere ai governi di aiutare, per stare all'esempio di cui tanto abbiamo parlato, i migranti?
T. Di nuovo non ti seguo.
S. Scusa, fa più pena la visione di un singolo migrante affamato o l'idea di tanti anonime persone che sono in procinto di migrare?
T. La visione del singolo direi.
S. Infatti. Il sentimento è sempre legato a ciò che si vede, che si esperisce direttamente. Me, se le cose stanno così, perché il buono che vuol fare del bene non invita quel singolo migrante sofferente a casa sua? Perché non gli da da mangiare, non gli cede una stanza del suo alloggio? Cosa più di un simile, nobile comportamento appagherebbe la sua umana pietà?
T. Ma questo è impossibile Socrate! Avrebbe conseguenze disastrose, risulterebbe insopportabile per chi ospita, e forse anche per chi è ospitato. E si tratterebbe comunque di una goccia nel mare che non risolverebbe alcun problema!
S. Mi stupisci o Tauro. Prima protestavi contro la fredda ragione e ora sembra che ci faccia ricorso...
T. Basta sarcasmi Socrate!
S. Nessun sarcasmo. Inoltre, chi ha detto che ciò che propongo non risolverebbe alcun problema? Scusa, ci saranno in Italia un paio di milioni di famiglie con un reddito di almeno tremila euro netti mensili?
T. Direi di si
S. Pensa, molti africani vivono con un dollaro al giorno e moltissimi ci mettono un anno per guadagnare tremila euro. In confronto cosa vuoi che sia per chi ne guadagna tremila al mese, di euro, ospitare un migrante? O cedergli un terzo del suo reddito? Basterebbe rinunciare a un po' di cose superflue, come le vacanze o un'auto nuova, o stringersi un po', o mangiare più patate e meno bistecche e tutto sarebbe risolto no? Se ogni famiglia italiana con un reddito mensile sopra i tremila euro ospitasse un migrante si sarebbero risolti i problemi di moltissimi migranti.
T. Mi sembrano discorsi sarcastici i tuoi.
S. Lo ripeto, nessun sarcasmo. E quante sono in Italia le seconde e le terze case? Se chi ha una seconda o una terza casa ci rinunciasse, pensa a quanti migranti si potrebbero ospitare!
T. Ma questo non lo fanno gli italiani, i tuoi sono discorsi astratti Socrate.
S. Esatto, non lo fanno. Non lo fanno neppure coloro che parlano di accoglienza e solidarietà per 24 ore al giorno. E non lo fanno neppure coloro che parlano di accoglienza ed hanno un reddito non di tremila ma di diecimila euro mensili netti e non hanno due ma dieci case. Tutti costoro non ospitano neppure un migrante, neppure uno, ma parlano di solidarietà, amore, umana pietà. Continuamente.
T. E allora? Cosa vuoi concludere?
S. Voglio concludere che tantissimi di coloro che hanno sempre in bocca le parole “bontà” e “solidarietà”, non tu ovviamente eccellente amico, tu sei generosissimo, tantissimi di costoro dicevo, in realtà tanto buoni non sono ed i loro sentimenti non sono poi così profondi ed intensi come potrebbe sembrare. E il loro comportamento fa nascere il fondato sospetto che vogliano essere generosi con i soldi degli altri.
T. Sono illazioni offensive le tue o Socrate. E poi, cosa vorresti, obbligare qualcuno ad essere ospitale?
S. Me ne guardo bene! Chi si è guadagnato il suo denaro lavorando onestamente ha diritto di usarlo come meglio crede, questo io penso; e penso inoltre che i problemi della povertà si risolvono non con l'ospitalità indiscriminata ma con gli investimenti produttivi, il lavoro, lo sviluppo tecnologico e culturale. Con le mie considerazioni intendevo solo criticare chi vuole la bontà a spese altrui, e cerca di imporla agli altri, la bontà, invece di praticarla in proprio. Tu di certo non sei fra questi, vero amico mio?
T. Ma no!
S. Ne sono felice. Dimmi, quanti migranti ospiti nella tua casa, bella e spaziosa?
T. Socrate, il mal di testa mi sta distruggendo. Devo scappare.
S. Sono davvero dispiaciuto per il male che affligge la tua testa possente o Tauro!
T. Addio o Socrate.
S. Arrivederci Tauro! Quando ti sarai ripreso dal mal di testa possiamo continuare questa piacevole conversazione.
T. meglio di no Socrate, meglio di no.