giovedì 8 ottobre 2020

ENCICLICA O MANIFESTO POLITICO - IDEOLOGICO?

 LA BATTAGLIA DI BERGOGLIO CONTRO L'ITALIA E PER L'ISLAM - Lo StranieroLo  Straniero

A modestissimo parere di chi scrive l'ultima enciclica di Jorge Mario Bergoglio, “fratelli tutti” non passerà alla storia come un documento di particolare profondità teorica. Neppure come un documento particolarmente nuovo. In questa enciclica Bergoglio non fa altro che ripetere cose già dette e ridette infinite di volte e già oggetto di discussioni e polemiche.

Parlando di economia Bergoglio fa la strabiliante scoperta che “la tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto o intoccabile il diritto alla proprietà privata, e ha messo in risalto la funzione sociale di qualunque forma di proprietà privata”.
Nessuno in realtà ha mai considerato “assoluto” il diritto di proprietà e questo per il semplice, banale motivo che la proprietà è, appunto, un diritto ed ogni diritto si esercita nell'ambito delle leggi che lo regolano, quindi non è assoluto. Quanto alla alla “funzione sociale” della proprietà privata si può solo dire che questa è un fatto sociale ed ha quindi una evidente funzione sociale. I rapporti di compra vendita sono rapporti sociali, come sociali sono i modi di acquisizione, cessione e godimento della proprietà. In quanto fatto sociale la proprietà influisce sul funzionamento generale della società, sottolinearne la funzione sociale è un po' come sottolineare la funzione sociale delle leggi: una banale ovvietà.
Appurato che la proprietà ha sempre una funzione sociale la vera domanda da farsi è questa: è preferibile una società in cui sia presente quel fatto sociale che è la proprietà privata, ovviamente soggetta a limiti e regole, o una in cui la questa non esista o comunque sia soggetta a limiti che ne rendano di fatto impossibile il godimento?
La storia ha dato ampia risposta a tale quesito. La proprietà privata non solo è esistita in quasi tutte le organizzazioni sociali, ma si è rivelata del tutto compatibile con la massima estensione dei diritti civili e politici e del benessere. Altre esperienze storiche hanno dato esiti ben diversi. La abolizione della proprietà privata della terra e dei mezzi di produzione e scambio ha esteso in maniera esponenziale la miseria, a tutti i livelli ed ha privato intere popolazioni di ogni diritto. Lo stato pianificatore è lo stato onnipotente, in grado di dirigere, sin nei minimi dettagli, la vita di milioni e milioni di esseri umani, con esiti catastrofici. Questo dice l'esperienza storica, ma questa è completamente ignorata da Bergoglio; non a caso questi, pur tanto attento ai fatti politici, economici e sociali, non pronuncia quasi mai la parola “comunismo”. Una delle più importanti, e tragiche, esperienze della storia recente (e non solo) non compare quasi mai nelle mielose prediche del pontefice. Non credo sia un caso...

Anche sulle migrazioni Bergoglio non fa che ripetere nella sua ultima enciclica cose dette e ridette. Tutti gli esseri umani sono figli di Dio, tutti hanno uguale dignità morale, quindi abbiamo il dovere etico di accogliere tutti, e non solo di accogliere. Dobbiamo garantire alle persone che accogliamo una vita dignitosa, dar loro un lavoro eccetera.
Bergoglio non deve essere troppo bravo in logica, infatti compie spesso l'errore di derivare da premesse anche condivisibili conclusioni che con queste hanno poche relazioni.
E' vero che tutti gli esseri umani hanno pari dignità, ma da questo NON deriva che esista un obbligo morale di accoglienza generalizzata. Io riconosco senza esitazioni che Tizio ha la mia stessa dignità ed i miei stessi diritti, ma da questo non discende che io ho l'obbligo morale di accoglierlo in casa mia e di mantenerlo, meno che mai che ho l'obbligo di accogliere e mantenere, oltre a lui, sua moglie ed i suoi figli, parenti ed amici. Ed ancora, in certe situazioni io ho l'obbligo morale di aiutare i miei simili, ma questo non può estendersi a tutte le situazioni, non può fondare diritti e doveri generalizzati. Se per strada mi imbatto in un ferito che invoca aiuto ho il dovere morale, ed anche giuridico, di fermarmi, cercare di aiutarlo, chiamare aiuto, se posso un'ambulanza. Ma non ho il dovere di accogliere il ferito in casa mia e di mantenerlo vita natural durante. Ciò che è moralmente doveroso in certe situazioni, nei riguardi di alcuni, non lo è sempre e nei riguardi di tutti. Nella sua enciclica Bergoglio ricorda la parabola del buon samaritano. Ma il buon samaritano aiuta un uomo aggredito, picchiato e lasciato nudo in mezzo alla strada da un gruppo di briganti. Non accoglie mezzo mondo in casa sua.
Del resto, è forse generalizzabile questo presunto dovere di accoglienza illimitata? La possibilità di generalizzazione è centrale, come si sa, nell'etica kantiana, ma è più o meno presente in tutte le varie concezioni della morale. Io ho il diritto al rispetto ma anche il dovere di rispettare gli altri; più o meno tutte le etiche vietano l'auto esenzione. Il presunto diritto di essere accolti può essere generalizzato? Con tutta evidenza NO. Se io ho il dovere di accogliere Tizio questi ha il dovere di accogliere me, al suo diritto di essere accolto da me io posso con giusta ragione contrapporre il mio di essere accolto da lui: la generalizzazione è impossibile. Il dovere di aiutare gli altri esiste, ma non è un dovere primario, al contrario può valere se e solo e solo se ognuno intanto aiuta se stesso, fa tutto ciò che è possibile fare per rendersi autosufficiente.

Parlando dei migranti Bergoglio finge una apertura nei confronti di papa Benedetto XVI. Questi aveva a suo tempo affermato che bisognerebbe favorire lo sviluppo economico dei paesi poveri onde poter garantire il diritto a “non emigrare” piuttosto che a “migrare”.
Nella sua enciclica Bergoglio afferma:
l’ideale sarebbe evitare le migrazioni non necessarie e a tale scopo la strada è creare nei Paesi di origine la possibilità concreta di vivere e di crescere con dignità”. Sembra una apertura nei confronti di quanto detto a suo tempo da papa Benedetto. Ma l'apertura viene non a caso immediatamente chiusa. Subito dopo Bergoglio aggiunge infatti: “Ma, finché non ci sono seri progressi in questa direzione, è nostro dovere rispettare il diritto di ogni essere umano di trovare un luogo dove poter non solo soddisfare i suoi bisogni primari e quelli della sua famiglia, ma anche realizzarsi pienamente come persona”.
Altro che favorire lo sviluppo nei paesi di origine! Questo riguarda un futuro assolutamente indeterminato. Per intanto va affermato un diritto universale di andare ovunque, senza riguardo alcuno per confini, frontiere, differenze culturali, e non si deve sottoporre a limitazione alcuna questo presunto “diritto” sino a quando non si raggiungano ovunque determinati livelli di sviluppo economico, umano e sociale. Insomma, sino a quando, per fare un esempio a caso, il Sudan non avrà un livello di sviluppo economico, umano e sociale pari a quello della Svizzera ogni sudanese avrà il diritto di trasferirsi in Svizzera o dove gli pare. Bergoglio non è attraversato dal sospetto che in questo modo si impoveriscono, insieme, la Svizzera ed il Sudan. E neppure è scosso dal pensiero che il famoso “dialogo interculturale”, cui dedica molte zuccherose pagine, diventa, proprio in questo modo,
impossibile. Perché non è possibile dialogo vero quando interi popoli si trasferiscono in paesi stranieri. Di nuovo, la storia ci da esempi a iosa. Le migrazioni di popoli, quali che possano essere state le loro conseguenze positive, hanno sempre portato alla scomparsa di alcune culture. Scomparsa, non dialogo, non integrazione. Nessuna omelia mielosa può cancellare questo dato di fatto.

La parte più importante della lettera enciclica di Bergoglio è però, a mio modesto parere, quella dedicata al dialogo inter religioso ed al terrorismo.
Con tutto il rispetto le parole che Bergoglio dedica al terrorismo mi ricordano un tale che si diceva convintissimo che i leoni siano erbivori.
“I leoni sono erbivori” dice costui ad un suo caro amico.
“Ma” risponde questi, “guarda la quel leone: sta sbranando una zebra, non mi sembra sia erbivoro”.
“Sta sbranando una zebra? Allora non è un vero leone”.

Bergoglio segue un procedimento simile parlando del terrorismo. Inizia infatti dicendo che
Le diverse religioni, a partire dal riconoscimento del valore di ogni persona umana come creatura chiamata ad essere figlio o figlia di Dio, offrono un prezioso apporto per la costruzione della fraternità e per la difesa della giustizia nella società”. Ed ancora: “Nell'incontro, che ricordo con gioia, con il Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, dichiariamo – fermamente – che le religioni non incitano mai alla guerra e non sollecitano sentimenti di odio, ostilità, estremismo, né invitano alla violenza o allo spargimento di sangue”
Le religioni,
tutte le religioni sono per la giustizia e la fraternità: uniscono, non dividono gli esseri umani. Niente estremismo, niente sangue, niente odio. Le religioni, tutte le religioni sono sempre e solo amore. Che bello!
Su cosa si basa questa visione irenica delle religioni? Non su una analisi dei testi sacri, in cui spesso abbondano brani niente affatto pacifici, né, tanto meno, sulla storia o l'esperienza empirica. Si tratta di affermazioni apodittiche: è così perché io dico che è così, punto.
Detto per inciso, il grande Iman Ahmad Al Tayyeb ruppe nel 2011 le relazioni con la Santa sede e papa Benedetto sedicesimo. Quale la causa? Papa Benedetto aveva protestato per le persecuzioni e gli assassinii che in Egitto dovevano subire i cristiani Copti. Il grande Iman tanto caro a Bergoglio aveva seccamente risposto al Vescovo di Roma di non intromettersi negli affari interni dell'Egitto. Inezie...
Ma se tutte l e religioni sono sempre e solo amore, come mai il terrorismo? E, si potrebbe aggiungere, come mai secoli di sanguinose guerre di religione, sia fra che all'interno delle varie fedi? La risposta di Bergoglio è di estrema semplicità:
“Queste sciagure sono frutto della deviazione dagli insegnamenti religiosi, dell’uso politico delle religioni”.
Insomma, le religioni sono sempre per la pace, se non lo sono si tratta di religioni male interpretate. Un po' come il leone che se mangia la zebra non è un “vero“ leone...
“il terrorismo esecrabile che minaccia la sicurezza delle persone, sia in Oriente che in Occidente, (…) non è dovuto alla religione (…) ma è dovuto alle accumulate interpretazioni errate dei testi religiosi, alle politiche di fame, di povertà, di ingiustizia.... “ Insomma, oltre che alle “scorrette interpretazioni” il terrorismo è
addebitabile a noi, è colpa degli occidentali, che sguazzano nel “consumismo” e sono colpevoli di provocare fame, povertà e ingiustizia. Le azioni dei terroristi non c'entrano con la religione (cioè, per uscire da ogni equivoco ed essere chiari, con l'Islam). Si tratta di “crimini internazionali” e basta.

Usando le tecniche argomentative di Bergoglio si potrebbe facilmente assolvere qualsiasi filosofia politica da tutti i suoi peccati.
I nazisti gasavano gli ebrei, ma non si trattava di “veri” nazisti. Il nazismo autentico non era antisemita, meno che mai criminale. Hitler avrebbe “deformato” la dottrina nazista (in gran parte opera sua...) e in questo sarebbe stato aiutato dai plutocrati delle democrazie occidentali. Discorsi analoghi si potrebbero fare sul comunismo di Stalin, Mao e Pol Pot cui, a dire il vero, Bergoglio non presta attenzione alcuna: è troppo impegnato a criticare i crimini del “consumismo”. In ogni caso, usando il metodo interpretativo di Bergoglio il comunismo “vero” sarebbe una dottrina trasudante amore. E le numeroso decine di milioni di morti che questa “amorosa” dottrina ha causato? Sono causate da “erronee interpretazioni” e dalla “cattiveria” del capitalismo consumista. Facile vero?
Si,
troppo facile. Perché ogni dottrina va esaminata non solo tenendo conto dei fini ultimi che dice di voler perseguire, ma della visione generale in cui questi (apparentemente) nobili fini sono inseriti. Nella visione marxista del modo, ad esempio, la radicale trasfigurazione dell'uomo sarebbe il risultato necessario della guerra di classe con la conseguente eliminazione delle classi “possidenti” e dell'edificazione di uno stato che controlli tutte le attività umane. Questo, una volta messo in atto, ha inevitabilmente prodotto non la utopica, sovrumana, “trasfigurazione” dell'uomo ma una delle più mostruose macchine repressive di ogni tempo, e montagne di cadaveri. Non si tratta di una caso.
E ogni dottrina va esaminata anche per la
storia che le sta alle spalle. Non si può separare una dottrina politica, o una religione, dalla sua storia. A volte la storia di una religione può entrare in contrasto con i suoi propositi originari, ma, appunto, si tratta di un contrasto che nasce della storia , dallo sviluppo interno di quella religione, non di qualcosa ad essa estraneo. I tribunali della santa inquisizione, il rogo a Giordano Bruno ed il processo di Galileo fanno parte della storia e della tradizione del cattolicesimo, come fanno parte della storia e della tradizione del cristianesimo gli scismi e le guerre di religione. Non li si può definire semplici “atti criminali”. Il cardinale Roberto Ballarmino faceva parte del Sant'uffizio che giudicò e condannò al rogo Giordano Bruno e costrinse all'abiura Galileo Galilei. E' sensato dire che quei processi non riguardano il cattolicesimo? Li si può considerare semplici “atti di criminalità”? Non scherziamo. Del resto il cardinale Ballarmino è stato proclamato santo e dottore della Chiesa e lo è tutt'ora...

Lo sanno tutti: il Corano abbonda di esortazioni alla guerra contro gli “infedeli”; basterebbe questo a rendere del tutto erronea la affermazione papale secondo cui tutte le religioni sono sempre e solo portatrici di pace. A parte questo resta il fatto, fondamentale, che nessuna religione, come nessuna teoria politica, può essere giudicata senza tener conto della sua storia. La violenza è presente anche nella storia del cristianesimo, e sarebbe del tutto fuori luogo volerla considerare solo come il frutto di “erronee interpretazioni”. Tra l'altro giudicare una certa interpretazione più o meno “erronea” dipende dai tempi. Ai tempi di Giordano Bruno pochi o nessuno giudicavano “erronee” le posizioni del cardinale Ballarmino, fra pochi anni molti, forse, potrebbero giudicare “erronee” le teorie esposte da Bergoglio nelle sue encicliche. C'è chi già oggi le giudica tali.
Il cristianesimo però ha saputo faticosamente lasciarsi alle spalle gli aspetti meno difendibili della sua storia. Oggi condanna roghi e persecuzioni degli eretici ed accetta i principi fondamentali della modernità. Molti sostengono che così facendo il cristianesimo sia tornato ai suoi principi più autentici. Può essere vero, ma non si tratta di un fatto fondamentale. Ad essere davvero importante è la positiva evoluzione storica del cristianesimo, costituisca o non costituisca questa un ritorno ai "principi originari".
L'Islam non ha saputo fare altrettanto. L'Islam di oggi non accetta il principio della laicità dello stato, non distingue fra peccato e reato, pone limiti rigorosissimi alla libertà di coscienza e di pensiero. Per questo nell'Islam odierno adulterio e apostasia, per fare solo due esempi, sono reati spesso punibili con la morte, o con orribili pene corporali.
Tutto questo nella enciclica di Bergoglio semplicemente scompare. Resta un irenismo tanto utopico quanto mieloso e una gran quantità di affermazioni apodittiche su una presunta natura sempre tollerante e pacifica di ogni fede (e, soprattutto, dell'Islam).
Un simile irenismo toglie inoltre a chi crede ogni motivazione. Per Bergoglio tutte le religioni sono più o meno sullo stesso piano. Dio ama tutti, cattolici e musulmani, credenti e non credenti, le varie religioni positive altro non sono che diverse vie per avvicinarsi al Dio di tutti. Ma, se le cose stanno così, perché credere nel Dio del cristianesimo? Perché credere che Cristo non sia un semplice profeta ma insieme vero Dio e vero uomo? Perché credere nei dogmi della trinità e della incarnazione, nella necessità della grazia? Il Dio di Bergoglio, che in realtà di Dio parla pochissimo, assomiglia molto al Dio dei deisti dell'illuminismo: un essere supremo estraneo ad ogni forma di rivelazione. Nulla di male, intendiamoci, in una simile fede, solo... questa è compatibile con l'esistenza di un papa? C'è da dubitarne.

Non è il caso di continuare. Tutta la lettera enciclica è caratterizzata da una ostilità profonda verso i valori fondamentali della civiltà occidentale. Autonomia individuale e libertà personali, benessere, mercato e denaro sono guardati nel migliore dei casi con sospetto, nel peggiore con avversione quasi rancorosa. La storia dell'occidente è ridotta a sfruttamento colonialistico, oppressione dei popoli e distruzione dell'ambiente, l'epidemia di covid addebitata al mercato, come se non fosse nata in un paese in cui uno degli ultimi partiti comunisti del mondo governa col pugno di ferro. Il rancore anti occidentale che caratterizza tutta l'enciclica è talmente forte da fare emergere nel testo autentiche contraddizioni logiche. Nella “
fratelli tutti” si condanna di continuo il “consumismo”, ma si lanciano invettive contro la povertà, come se superare la povertà non significasse aumentare, e di molto, i detestati consumi. Ed ancora, nella parte dell'enciclica dedicata alle migrazioni si parla da un lato della necessità di preservare radici e culture dei popoli e si sostiene dall'altro il “diritto” alle migrazioni senza limiti e controlli, come se simili migrazioni incontrollate non distruggessero culture e radici. Bergoglio forse non coglie quest'ultima contraddizione perché le migrazioni incontrollate minano soprattutto la cultura occidentale, e questa non gode delle papali simpatie...
La “
fratelli tuttinon è in realtà una enciclica. Non a caso non affronta alcun tema teologico, non dedica una parola a Dio ed alla trascendenza. “Fratelli tutti “ è un manifesto politico, meglio, un manifesto ideologico, una difesa senza se e senza ma della nuova, grande, utopia ideologica dei nostri giorni: il mondialismo.
L'ideologia ama solo le sue astrazioni, non il mondo reale. E se il mondo reale differisce dalle astrazioni ideologiche queste sostituiscono quello.
Esattamente questo fa la “
fratelli tutti”. Bergoglio semplicemente sostituisce la sua ideologia al mondo. Parla di religioni tutte e sempre portatrici di pace e cancella dal mondo il fondamentalismo islamico e il terrorismo fondamentalista. Elimina dal mondo le persecuzioni dei cristiani, le adultere lapidate o frustate, gli apostati decapitati, i gay impiccati, i liberi pensatori condannati a morte o a lunghissime pene detentive e sostituisce a tutto questo la melassa di un presunto amore universale. Elimina dal mondo l'esperienza del comunismo che è costata molte decime di milioni di morti al genere umano e riserva le sue invettive al “consumismo capitalista”. Non vede il degrado derivante dai processi migratori incontrollati, l'involuzione che sta trasformando grandi paesi occidentali in meri aggregati tribali, il perfetto contrario della integrazione, e sostituisce a questo squallore l'ideologia irenica di una armoniosa e generalizzata integrazione.
O il mondo si adegua all'ideologia o vada al diavolo. Così ragionano tutti coloro che di ideologia sono malati.
Purtroppo questo modo di non pensare è arrivato sino al soglio di Pietro. Una tragedia per la cristianità. E per l'occidente tutto.