sabato 28 novembre 2015

CONTESTUALIZZAZIONE

La parola magica è: “contestualizzazione”. Nel Corano, è cosa nota, abbondano i versetti truculenti, ma questi non spaventano gli occidentali “dialoganti”. Occorre “contestualizzare” dicono questi con aria saccente. “Se si citano frasi isolate, separate dal loro contesto”, aggiungono, “si possono trovare bestemmie nel vangelo”. Detto questo rivolgono al loro ignorante interlocutore un sorrisino di compatimento e si allontanano soddisfatti.
In effetti fare citazioni senza “contestualizzarle” può essere molto fuorviante. Peccato che a volte siano loro, i dialoganti moderati, musulmani o no, ad evitare ogni contestualizzazione.
In occasione delle manifestazioni dei musulmani “moderati” contro l'Isis, tenute tempo fa a Milano e Roma una ragazza esponeva un cartello con una citazione del Corano:

Chi uccide un uomo è come se avesse ucciso l'intera umanità

Molto bello, molto condivisibile. Peccato che si trattasse di una citazione del tutto decontestualizzata, un po' come se in un libro figurasse il seguente enunciato: “Solo uno stolto può affermare che Dio non esiste” ed io citassi solo: “Dio non esiste” per sostenere che si tratta di un libro inneggiante all'ateismo. Il Corano nella sura 5 versetto 32 afferma infatti:

“chi uccide un uomo senza che questi abbia ucciso un altro uomo o abbia portato la corruzione sulla terra è come se avesse ucciso tutta l'umanità; chi invece salva la vita di un uomo è come se avesse salvato la vita di tutti gli uomini.

Se un uomo ha portato la corruzione sulla terra può quindi benissimo essere ucciso. E chi porta sulla terra la corruzione? Lo specifica il successivo versetto 33:

In verità la ricompensa di quelli che fanno la guerra a Dio e al suo messaggero e cercano di portare la corruzione sulla terra è che saranno uccisi o crocifissi o avranno mani e piedi amputati dai lati opposti o saranno espulsi dal loro paese. Ad essi toccherà l'ignominia in questo mondo e un supplizio spaventoso nell'altro. Si farà eccezione solo per quelli che si pentono prima di cadere in vostro potere: sappiate infatti che Dio è indulgente e misericordioso” Corano, Sura 5 33. (sottolineature mie)

Chi combatte contro l'unico vero Dio porta la corruzione sulla terra e merita una fine spaventosa. Val la pena di sottolineare che non si fa qui nessuna distinzione fra guerra offensiva e guerra difensiva, anzi, dei nemici di Dio si dice che devono pentirsi prima di cadere in vostro potere, il che lascia intendere che portino “corruzione” sulla terra anche coloro che si limitano a difendere il loro paese e la loro fede. Facevano guerra a Dio e portavano corruzione sulla terra gli spagnoli che liberarono la Spagna dalla dominazione araba come i viennesi che resistettero all'assedio della loro città nel 1683, come, oggi, gli israeliani decisi ad impedire la distruzione del loro stato.
Anche del versetto 33 però, a ben vedere le cose, è possibile fare una citazione decontestualizzata: basta isolare dal resto la frase: “Dio è indulgente e misericordioso” ed il gioco è fatto.

Sono proprio quelli che più spesso invocano la “contestualizzazione” a non “contestualizzare” un bel nulla. Tuttavia, anche a prescindere da un simile “dettaglio”, è fin troppo chiaro che la richiesta di contestualizzare può facilmente diventare il pretesto per evitare ogni giudizio, ogni presa di posizione, a patto, ovviamente, che giudizio e presa di posizione riguardino l'altro da noi, l'Islam in questo caso. Se invece si tratta di prender posizione, giudicare e, ovviamente,condannare l'occidente allora la tanto reclamata contestualizzazione va a farsi benedire. Lo schiavismo nel mondo islamico è durato sino alla vigilia dei giorni nostri, l'Isis lo ha riportato in auge oggi, alle soglie di casa nostra, ma questo va “contestualizzato”. Lo schiavismo nell'antica Grecia, pesa invece come una macchia indelebile sulla nostra civiltà. Pareri...
Dicevo, la richiesta di “contestualizzare” può facilmente diventare il pretesto per non prender posizione su nulla. Contestualizzare significa
collocare in un contesto. Tutto ciò che diciamo, pensiamo e facciamo è in qualche modo “contestualizzato”. Non si può quindi parlare di un autore, di una dottrina politica o religiosa, di un evento senza “contestualizzarlo”. Il problema è: contestualizzarlo fino a che punto?
Prendiamo una citazione tratta dal “
manifesto del partito comunista” di Marx: “La storia di ogni società esistita fino a questo momento, è storia di lotte di classi”. Questa citazione va inserita nel contesto del capitolo: “borghesi e proletari” e questo capitolo nel contesto più ampio del “manifesto”. “Il manifesto” a sua volta va inserito nel contesto di tutta l'opera di Marx ed Engels, inseriti a loro volta nel contesto culturale europeo del loro tempo. Tale contesto culturale va inserito nel più ampio contesto storico, sociale ed economico di una data epoca e così via, praticamente all'infinito. Per potere sottoporre a critica l'affermazione marxiana secondo cui la storia è storia di lotte di classe, o anche solo per conferire ad un simile enunciato un senso qualsiasi, bisognerebbe esaminare la storia universale del mondo e dell'uomo. Una evidente assurdità che renderebbe impossibile ogni discorso sensato, col risultato che il termine stesso “contestualizzazione” perderebbe ogni senso ed il “contestualizzare” ogni valore euristico.
Occorre quindi contestualizzare, non sarebbe possibile non farlo visto che tutto avviene, sempre, in un certo contesto, ma occorre anche
porre dei limiti alla contestualizzazione, pena la possibilità stessa di esprimersi. E' possibile comprendere ed iniziare a discutere la affermazione marxiana secondo cui la storia è storia di lotte di classe anche senza aver letto tutta l'opera di Marx e, forse, neppure tutto il “manifesto del partito comunista”. Allo stesso modo la affermazione coranica “la ricompensa di quelli che fanno la guerra a Dio e al suo messaggero e cercano di portare la corruzione sulla terra è che saranno uccisi o crocifissi o avranno mani e piedi amputati dai lati opposti” ha un senso perfettamente comprensibile anche da chi non ha studiato per anni in una scuola coranica, e questo senso rende quanto meno problematica la melensa affermazione degli occidentali “dialoganti” secondo cui l'Islam è una “religione di pace”.

Lo confesso francamente: non credo sia corretto sottoporre a critica una ideologia, una religione ed anche una filosofia politica solo esaminando i suoi testi. L'analisi dei testi è, beninteso, molto importante, ma il senso di una religione, o di una ideologia o di una dottrina politica può essere compreso pienamente solo se si prendono in considerazione, e con la massima attenzione, anche le loro conseguenze pratiche. Non si può discutere del comunismo solo sulla base della lettura del “Capitale” di Marx o di “stato e rivoluzione” di Lenin. Bisogna anche, forse soprattutto, tener conto della esperienza storica del comunismo reale. E' lo stesso Marx del resto a darci indicazioni in tal senso. Nella “ideologia tedesca” Marx afferma: “Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente”. Il comunismo è il fine della storia, l'approdo necessario del suo corso reale, non una idea che si sovrapponga e si contrapponga ad esso. C'è molto inaccettabile determinismo in una simile concezione e molto, altrettanto inaccettabile, finalismo di stampo Hegeliano. Resta il fatto che per il fondatore del cosiddetto “socialismo scientifico” è insensato contrapporre l'idea pura alla sua applicazione pratica, condannare questa al solo fine di assolvere quella. Se una certa idea, apparentemente molto “bella”, produce concretamente solo mostruosità il meno che si possa dire di questa idea è che è del tutto irrealizzabile e che tentare di realizzarla provoca catastrofi.
Il comunismo marxista è una necessità storica che la storia
vera ha il pessimo difetto di non voler vedere realizzata. La storia del marxismo può essere letta, in fondo, come un lento, tragico, fare i conti con questa sua contraddizione di fondo. Posti di fronte al dato del non realizzarsi della astratta idea comunista alcuni marxisti hanno gradualmente abbandonato questa idea ed hanno optato per una politica di riforme più o meno buone, ma compatibili col liberalismo democratico e l'economia di mercato. Altri hanno cercato di imporre la purezza dell'ideale agli esseri umani in carne ed ossa ed hanno sottoposto interi popoli ad una spietata chirurgia sociale. Non hanno realizzato l'ideale ma prodotto montagne di cadaveri. In ogni caso, quale che sia il giudizio che si può dare di questa tragica esperienza, questa non può essere rimossa. Non si può dire: “il comunismo reale non ci interessa, non ha nulla a che fare col marxismo e l'ideale comunista”. No, il comunismo realizzato ha moltissimo a che fare con l'idea comunista, ne costituisce nientemeno che la traduzione nel mondo reale, e ogni discorso sulle idee che metta tra parentesi i risultati della loro applicazione al mondo è una pura, assoluta mistificazione.

Un discorso analogo si può fare per le grandi religioni. E' possibile dire che, ad esempio, i roghi ed il tribunale della santa inquisizione non hanno nulla a che fare col cattolicesimo? Si tratta solo del risultato tragico di alcune cattive interpretazioni dei testi sacri? Anche ammettendolo, resta il problema di come mai sia stato possibile interpretare in maniera tanto fuorviante questi testi. O si tratta della “umana cupidigia” che inquina anche le religioni? Ma, perché quando si insinua nelle religioni l'umana cupidigia provoca roghi, fanatismi, interminabili guerre mentre se inquina dottrine politiche liberali e democratiche provoca al più malgoverno e fenomeni di corruzione, cose gravi certo, ma di una ben diversa gravità? Non è qui mia intenzione emettere giudizi sulla storia delle fede cattolica, una cosa però è certa: questa fede non può essere separata e contrapposta alla storia concreta della Chiesa cattolica. Sarebbe una mistificazione inaudita dire che il processo a Galileo, o il rogo a Giordano Bruno o le guerre di religione non hanno relazioni con il cattolicesimo. Nessuno infatti fa simili affermazioni. La Chiesa, di recente,
troppo di recente, ha ammesso, ad esempio, l'errore commesso nel processare Galileo. Si ammettono gli errori, e ci si scusa per essi, quando li si riconosce come propri, qualcosa con cui si ha a che fare, che fa parte della propria storia. La Chiesa cattolica, per fortuna, è stata capace di fare, sia pure troppo tardivamente, simili ammissioni. L'islam NO, non fa autocritiche di questo tipo, MAI. Non condanna i suoi errori del passato, persevera in questi e dichiara a gran voce che non di errori si tratta ma di cristalline virtù. Il cattolicesimo ammette la paternità di roghi e tribunali della santa inquisizione , e li riconosce, in ritardo, come suoi errori. L'Islam ripropone oggi errori ed orrori del passato. Oggi lapida le adultere, condanna a morte apostati e bestemmiatori, perseguita gli omosessuali, accetta la poligamia ed i matrimoni combinati fra uomini sessantenni e ragazzine dodicenni. Considera i non credenti nemici da combattere, non esseri umani che esercitano un elementare diritto di libertà. Resta, con allucinante coerenza, sempre uguale a se stesso.

Gli occidentali ”dialoganti” non si comportano in maniera tanto truculenta. Le loro specialità sono l'ipocrisia e la disonestà intellettuale, non la ferocia, e poco importa ad ipocriti e disonesti se le loro mistificazioni favoriscono la ferocia più sanguinaria. L'occidentale dialogante si comporta come il teorico della pura idea comunista da contrapporre al comunismo realizzato. Questo nega ogni legame fra comunismo e gulag, quello nega che terrorismo e guerra santa, lapidazioni ed infibulazioni, pena di morte per apostati e bestemmiatori, burka, persecuzione degli omosessuali, ed altre simili delizie abbiano qualcosa a che vedere con l'Islam. Nega tutto, anche la assoluta evidenza. Nega contro le stesse ammissioni dei musulmani. Fior di Mullah, persone che hanno passato anni della propria vita a studiare in scuole coraniche dichiarano a gran voce che bisogna combattere gli infedeli, infibulare le donne, imporre loro il velo o il burka , fare del Corano la costituzione dello stato, ma questo non scuote le certezze dell'occidentale dialogante. Impassibile egli ripete fino alla nausea il solito, stonato, ritornello:
il “vero“ Islam è un'altra cosa.
No, non sto esagerando, In rete è possibile trovare deliranti dichiarazioni in cui si sostiene che l'infibulazione non è una pratica islamica perché nata prima dell'islam, che la avrebbe adottata per motivi di “controllo sociale”. Per una persona capace di articolare un pensiero coerente questo dovrebbe provare che l'Islam mira al “controllo sociale”, ma chi si diletta a sparare stronzate non ama il pensiero coerente. In una grossa libreria mi è capitato personalmente di imbattermi in un libro in cui si fa la storia del velo imposto nell'Islam alle donne e si “scopre” che anche questa è una pratica ben anteriore all'Islam, quindi nella sostanza, “estranea” a tale religione. Insomma, non è imputabile all'Islam tutto ciò che l'Islam ha adottato ma che ha una origine ad esso anteriore, come dire che il nazismo non era antisemita perché l'antisemitismo è nato ben prima che un ometto coi baffi prendesse il potere in Germania. Nel mondo accademico dell'occidente sta nascendo una nuova figura di erudito:
l'esperto in Islam. Una persona che scava nella storia e scopre le tante brutte cose che noi abbiamo fatto subire agli islamici, ma non quelle che loro hanno fatto subire a noi, o risale fino alle radici non islamiche di discutibili pratiche che oggi caratterizzano l'Islam, o scopre che feste e tradizioni cristiane un tempo non esistevano, ed esistevano al loro posto altre feste e tradizioni. Potremmo anche rinunciare al Natale, o trasformarlo in una festività neopagana, visto che al tempo degli antichi romani si festeggiava, più o meno nello stesso periodo dell'anno, una festa pagana. Tutto ciò sarebbe, è vero, leggermente artificioso, ma avrebbe il grosso pregio di piacere ai nostri fratelli. Insomma, per l'erudito esperto in islam e super dialogante a noi non appartengono molte cose che, da perfetti ignoranti, credevamo nostre e, soprattutto tutto ciò che l'Islam è in realtà non è.

Il risultato di una simile azione però è, semplicemente,
la scomparsa dell'islam. L'Islam diventa un fantasma separato dalla sua storia, dalle sue tradizioni, dalle pratiche che per secoli lo hanno caratterizzato ed ancora lo caratterizzano. Separato anche dai versetti del Corano che a detta dell'occidentale politicamente corretto, esperto e dialogante, nulla hanno a che vedere con il “vero” spirito del testo sacro. Separato dalle elaborazioni dei musulmani colti, quelli che la loro religione la conoscono fin nei minimi dettagli, e che ne difendono tutte le caratteristiche, comprese quelle che a noi non piacciono. Separato dai sentimenti della gran maggioranza degli islamici veri, quelli che sono pronti a scendere in piazza a milioni se da qualche parte qualche giornale pubblica vignette non gradite, ma che se ne stanno quasi tutti ben tappati a casa loro se c'è da protestare contro chi, in nome del loro Dio, massacra gente innocente e “sfigura”, in questo modo, dicono i “dialoganti”, la loro fede.
L'occidentale politicamente corretto è un fanatico sostenitore della “contestualizzazione”. Vuole contestualizzare tutto, non vuole sentire citazioni “astratte” dal loro contesto. Amplia di continuo i contesti, allarga, a questo fine, gli orizzonti geografici e scava come una talpa nella storia. E tanto lavoro lo porta ad ammirevoli risultati. Una volta debitamente allargati i contesti l'occidentale dialogante, esperto e politicamente corretto scopre che, se situato nel giusto contesto storico, geografico e culturale l'Islam perde tutte quelle caratteristiche che lo rendono discutibile ai nostri occhi. L'Islam “discutibile” esce dalla storia e fa in questa il suo ingresso l'Islam “vero”, una religione di pace, amore, tolleranza, comprensione, dialogo.
Peccato che tale “vero” Islam sia una fede
priva di ogni contesto. E' una fede separata dalla sua storia, quindi non ha un contesto storico, è separata da usi e costumi che coinvolgono la vita di centinaia di milioni di esseri umani, quindi non ha un contesto culturale, non si sa in quale paese sia praticata, quindi non ha un contesto geografico, è separata dalle elaborazioni delle scuole coraniche e delle teorizzazioni dei musulmani colti, quindi non ha un contesto filosofico e teologico, è separa dagli stessi testi sacri, quindi non ha un contesto dottrinale.
In nome di questo fantasma privo di qualsiasi contesto noi occidentali dovremmo dialogare con l'Islam, quello vero, quello perfettamente inserito nei suoi contesti e caratterizzato da tante cosette che a nessuno di noi piacciono troppo. Francamente la pretesa degli occidentali esperti, dialoganti e politicamente corretti appare un po' eccessiva. Non devono prendersela quindi se qualcuno, incurante delle loro eruditissime dissertazioni, li qualifica per quello che sono: dei cialtroni ipocriti, tendenzialmente traditori e, soprattutto, pericolosissimi. Pericolosissimi per la nostra civiltà, e per la
vita di ognuno di noi.

2 commenti:

  1. Salve giovanni!Mi sono imbattuto in questo blog e lo trovo molto interessante per cui ti faccio i complimenti. Volevo chiederti però una cosa: non credi che questo discorso che fai nei confronti dell'Islam sia applicabile a tutte le religioni? In particolare quelle abramitiche. Non so, non sono un esperto, però sono curioso di sapere la tua opinione. Spero che risponderai. Grazie

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  2. Ciao Nicolò, scusa il ritardo ma mi sono accorto solo ora del tuo intervento. Ti rispondo volentieri. E' vero, molte delle critiche che si fanno all'Islam possono estendersi alle altre religioni, specie al cattolicesimo. Con una differenza però. Queste religioni hanno saputo, più o meno bene, con maggiori o minori difficolatà evolversi, stare al passo coi tempi. L'Islam NO. Solo nel mondo islamico sono, OGGI, in vigore pratiche barbare come la lapidazione delle adultere o la decapitazione degli apostati. Non è una differenza da poco, ne converrai.

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