A modestissimo parere di chi scrive
l'ultima enciclica di Jorge Mario Bergoglio, “fratelli tutti”
non passerà alla storia come un documento di particolare profondità
teorica. Neppure come un documento particolarmente nuovo. In questa
enciclica Bergoglio non fa altro che ripetere cose già dette e
ridette infinite di volte e già oggetto di discussioni e
polemiche.
Parlando di economia Bergoglio fa la strabiliante
scoperta che “la tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come
assoluto o intoccabile il diritto alla proprietà privata, e ha messo
in risalto la funzione sociale di qualunque forma di proprietà
privata”.
Nessuno in realtà ha mai considerato
“assoluto” il diritto di proprietà e questo per il semplice,
banale motivo che la proprietà è, appunto, un diritto ed ogni
diritto si esercita nell'ambito delle leggi che lo regolano, quindi
non è assoluto. Quanto alla alla “funzione sociale” della
proprietà privata si può solo dire che questa è un fatto
sociale ed ha quindi una
evidente funzione sociale. I rapporti di compra vendita sono
rapporti sociali, come sociali sono i modi di acquisizione,
cessione e godimento della proprietà. In quanto fatto sociale la
proprietà influisce sul funzionamento generale della società,
sottolinearne la funzione sociale è un po' come sottolineare la
funzione sociale delle leggi: una banale ovvietà.
Appurato che la
proprietà ha sempre una funzione sociale la vera domanda da
farsi è questa: è preferibile una società in cui sia presente quel
fatto sociale che è la proprietà privata, ovviamente soggetta a
limiti e regole, o una in cui la questa non esista o comunque sia
soggetta a limiti che ne rendano di fatto impossibile il
godimento?
La storia ha dato ampia risposta a tale quesito. La
proprietà privata non solo è esistita in quasi tutte le
organizzazioni sociali, ma si è rivelata del tutto compatibile con
la massima estensione dei diritti civili e politici e del benessere.
Altre esperienze storiche hanno dato esiti ben diversi. La abolizione
della proprietà privata della terra e dei mezzi di produzione e
scambio ha esteso in maniera esponenziale la miseria, a tutti i
livelli ed ha privato intere popolazioni di ogni diritto. Lo stato
pianificatore è lo stato onnipotente, in grado di dirigere, sin nei
minimi dettagli, la vita di milioni e milioni di esseri umani, con
esiti catastrofici. Questo dice l'esperienza storica, ma
questa è completamente ignorata da Bergoglio; non a caso questi, pur
tanto attento ai fatti politici, economici e sociali, non pronuncia
quasi mai la parola “comunismo”. Una delle più importanti, e
tragiche, esperienze della storia recente (e non solo) non compare
quasi mai nelle mielose prediche del pontefice. Non credo sia un
caso...
Anche sulle migrazioni Bergoglio non fa che ripetere
nella sua ultima enciclica cose dette e ridette. Tutti gli esseri
umani sono figli di Dio, tutti hanno uguale dignità morale, quindi
abbiamo il dovere etico di accogliere tutti, e non solo di
accogliere. Dobbiamo garantire alle persone che accogliamo una vita
dignitosa, dar loro un lavoro eccetera.
Bergoglio non deve essere
troppo bravo in logica, infatti compie spesso l'errore di derivare da
premesse anche condivisibili conclusioni che con queste hanno poche
relazioni.
E' vero che tutti gli esseri umani hanno pari dignità,
ma da questo NON deriva che esista un obbligo morale di
accoglienza generalizzata. Io riconosco senza esitazioni che Tizio ha
la mia stessa dignità ed i miei stessi diritti, ma da questo non
discende che io ho l'obbligo morale di accoglierlo in casa mia e di
mantenerlo, meno che mai che ho l'obbligo di accogliere e mantenere,
oltre a lui, sua moglie ed i suoi figli, parenti ed amici. Ed ancora,
in certe situazioni io ho l'obbligo morale di aiutare i miei simili,
ma questo non può estendersi a tutte le situazioni, non può
fondare diritti e doveri generalizzati. Se per strada mi imbatto in
un ferito che invoca aiuto ho il dovere morale, ed anche giuridico,
di fermarmi, cercare di aiutarlo, chiamare aiuto, se posso
un'ambulanza. Ma non ho il dovere di accogliere il ferito in casa mia
e di mantenerlo vita natural durante. Ciò che è moralmente doveroso
in certe situazioni, nei riguardi di alcuni, non lo è sempre e nei
riguardi di tutti. Nella sua enciclica Bergoglio ricorda la parabola
del buon samaritano. Ma il buon samaritano aiuta un uomo aggredito,
picchiato e lasciato nudo in mezzo alla strada da un gruppo di
briganti. Non accoglie mezzo mondo in casa sua.
Del resto, è
forse generalizzabile questo presunto dovere di accoglienza
illimitata? La possibilità di generalizzazione è centrale, come si
sa, nell'etica kantiana, ma è più o meno presente in tutte le varie
concezioni della morale. Io ho il diritto al rispetto ma anche il
dovere di rispettare gli altri; più o meno tutte le etiche vietano
l'auto esenzione. Il presunto diritto di essere accolti può essere
generalizzato? Con tutta evidenza NO. Se io ho il dovere di
accogliere Tizio questi ha il dovere di accogliere me, al suo diritto
di essere accolto da me io posso con giusta ragione contrapporre il
mio di essere accolto da lui: la generalizzazione è impossibile. Il
dovere di aiutare gli altri esiste, ma non è un dovere primario, al
contrario può valere se e solo e solo se ognuno intanto aiuta se
stesso, fa tutto ciò che è possibile fare per rendersi
autosufficiente.
Parlando dei migranti Bergoglio finge una
apertura nei confronti di papa Benedetto XVI. Questi aveva a suo
tempo affermato che bisognerebbe favorire lo sviluppo economico dei
paesi poveri onde poter garantire il diritto a “non emigrare”
piuttosto che a “migrare”.
Nella sua enciclica Bergoglio
afferma:
“l’ideale
sarebbe evitare le migrazioni non necessarie e a tale scopo la strada
è creare nei Paesi di origine la possibilità concreta di vivere e
di crescere con dignità”. Sembra una apertura nei confronti di
quanto detto a suo tempo da papa Benedetto. Ma l'apertura viene non a
caso immediatamente chiusa. Subito dopo Bergoglio aggiunge infatti:
“Ma, finché non ci sono seri progressi in questa direzione, è
nostro dovere rispettare il diritto di ogni essere umano di trovare
un luogo dove poter non solo soddisfare i suoi bisogni primari e
quelli della sua famiglia, ma anche realizzarsi pienamente come
persona”.
Altro che favorire lo sviluppo nei paesi di origine!
Questo riguarda un futuro assolutamente indeterminato. Per intanto va
affermato un diritto universale di andare ovunque, senza riguardo
alcuno per confini, frontiere, differenze culturali, e non si deve
sottoporre a limitazione alcuna questo presunto “diritto” sino a
quando non si raggiungano ovunque determinati livelli di sviluppo
economico, umano e sociale. Insomma, sino a quando, per fare un
esempio a caso, il Sudan non avrà un livello di sviluppo economico,
umano e sociale pari a quello della Svizzera ogni sudanese avrà il
diritto di trasferirsi in Svizzera o dove gli pare. Bergoglio non è
attraversato dal sospetto che in questo modo si impoveriscono,
insieme, la Svizzera ed il Sudan. E neppure è scosso dal pensiero
che il famoso “dialogo interculturale”, cui dedica molte
zuccherose pagine, diventa, proprio in questo modo, impossibile.
Perché non è possibile dialogo vero quando interi popoli si
trasferiscono in paesi stranieri. Di nuovo, la storia ci da esempi a
iosa. Le migrazioni di popoli, quali che possano essere state le loro
conseguenze positive, hanno sempre portato alla scomparsa di alcune
culture. Scomparsa, non dialogo, non integrazione. Nessuna omelia
mielosa può cancellare questo dato di fatto.
La
parte più importante della lettera enciclica di Bergoglio è però,
a mio modesto parere, quella dedicata al dialogo inter religioso ed
al terrorismo.
Con tutto il rispetto le parole che Bergoglio
dedica al terrorismo mi ricordano un tale che si diceva
convintissimo che i leoni siano erbivori.
“I leoni sono
erbivori” dice costui ad un suo caro amico.
“Ma” risponde
questi, “guarda la quel leone: sta sbranando una zebra, non mi
sembra sia erbivoro”.
“Sta sbranando una zebra? Allora non è
un vero leone”.
Bergoglio segue un procedimento
simile parlando del terrorismo. Inizia infatti dicendo che
“Le
diverse religioni, a partire dal riconoscimento del valore di ogni
persona umana come creatura chiamata ad essere figlio o figlia di
Dio, offrono un prezioso apporto per la costruzione della fraternità
e per la difesa della giustizia nella società”. Ed ancora:
“Nell'incontro, che ricordo con gioia, con il Grande Imam Ahmad
Al-Tayyeb, dichiariamo – fermamente – che le religioni non
incitano mai alla guerra e non sollecitano sentimenti di odio,
ostilità, estremismo, né invitano alla violenza o allo spargimento
di sangue”
Le religioni, tutte
le religioni sono per la giustizia e la fraternità: uniscono, non
dividono gli esseri umani. Niente estremismo, niente sangue, niente
odio. Le religioni, tutte
le religioni sono sempre
e solo
amore. Che
bello!
Su cosa si basa questa visione irenica delle religioni?
Non su una analisi dei testi sacri, in cui spesso abbondano brani
niente affatto pacifici, né, tanto meno, sulla storia o l'esperienza
empirica. Si tratta di affermazioni apodittiche: è così perché io
dico che è così, punto.
Detto per inciso, il grande Iman Ahmad
Al Tayyeb ruppe nel 2011 le relazioni con la Santa sede e papa
Benedetto sedicesimo. Quale la causa? Papa Benedetto aveva protestato
per le persecuzioni e gli assassinii che in Egitto dovevano subire i
cristiani Copti. Il grande Iman tanto caro a Bergoglio aveva
seccamente risposto al Vescovo di Roma di non intromettersi negli
affari interni dell'Egitto. Inezie...
Ma se tutte l e religioni
sono sempre e solo amore, come mai il terrorismo? E, si potrebbe
aggiungere, come mai secoli di sanguinose guerre di religione, sia
fra che all'interno delle varie fedi? La risposta di Bergoglio è di
estrema semplicità:
“Queste sciagure sono frutto della
deviazione dagli insegnamenti religiosi, dell’uso politico delle
religioni”.
Insomma, le religioni sono sempre per la pace, se
non lo sono si tratta di religioni male interpretate. Un po' come il
leone che se mangia la zebra non è un “vero“ leone...
“il
terrorismo esecrabile che minaccia la sicurezza delle persone, sia in
Oriente che in Occidente, (…) non è dovuto alla religione (…) ma
è dovuto alle accumulate interpretazioni errate dei testi religiosi,
alle politiche di fame, di povertà, di ingiustizia.... “ Insomma,
oltre che alle “scorrette interpretazioni” il terrorismo è
addebitabile
a noi,
è colpa degli occidentali, che sguazzano nel “consumismo” e sono
colpevoli di provocare fame, povertà e ingiustizia. Le azioni dei
terroristi non c'entrano con la religione (cioè, per uscire da ogni
equivoco ed essere chiari, con l'Islam). Si tratta di “crimini
internazionali”
e basta.
Usando le tecniche argomentative di Bergoglio si
potrebbe facilmente assolvere qualsiasi filosofia politica da tutti i
suoi peccati.
I nazisti gasavano gli ebrei, ma non si trattava di
“veri” nazisti. Il nazismo autentico non era antisemita, meno che
mai criminale. Hitler avrebbe “deformato” la dottrina nazista (in gran parte opera sua...) e
in questo sarebbe stato aiutato dai plutocrati delle democrazie
occidentali. Discorsi analoghi si potrebbero fare sul comunismo di
Stalin, Mao e Pol Pot cui, a dire il vero, Bergoglio non presta
attenzione alcuna: è troppo impegnato a criticare i crimini del
“consumismo”. In ogni caso, usando il metodo interpretativo di
Bergoglio il comunismo “vero” sarebbe una dottrina trasudante
amore. E le numeroso decine di milioni di morti che questa “amorosa”
dottrina ha causato? Sono causate da “erronee interpretazioni” e
dalla “cattiveria” del capitalismo consumista. Facile vero?
Si,
troppo
facile. Perché ogni dottrina va esaminata non solo tenendo conto dei
fini ultimi che dice di voler perseguire, ma della visione generale
in cui questi (apparentemente) nobili
fini sono inseriti. Nella visione marxista del modo, ad
esempio, la radicale trasfigurazione dell'uomo sarebbe il risultato
necessario della guerra di classe con la conseguente eliminazione
delle classi “possidenti” e dell'edificazione di uno stato che
controlli tutte le attività umane. Questo, una volta messo in atto,
ha inevitabilmente prodotto non la utopica, sovrumana,
“trasfigurazione” dell'uomo ma una delle più mostruose macchine
repressive di ogni tempo, e montagne di cadaveri. Non si tratta di
una caso.
E ogni dottrina va esaminata anche per la storia
che le sta alle spalle. Non si può separare una dottrina politica, o
una religione, dalla sua storia. A volte la storia di una religione
può entrare in contrasto con i suoi propositi originari, ma,
appunto, si tratta di un contrasto che nasce della storia , dallo
sviluppo interno di quella
religione, non di qualcosa ad essa estraneo. I tribunali della santa
inquisizione, il rogo a Giordano Bruno ed il processo di Galileo
fanno parte della storia e della tradizione del cattolicesimo, come
fanno parte della storia e della tradizione del cristianesimo gli
scismi e le guerre di religione. Non li si può definire semplici
“atti criminali”. Il cardinale Roberto Ballarmino faceva parte
del Sant'uffizio che giudicò e condannò al rogo Giordano Bruno e
costrinse all'abiura Galileo Galilei. E' sensato dire che quei
processi non riguardano il cattolicesimo? Li si può considerare
semplici “atti di criminalità”? Non scherziamo. Del resto il
cardinale Ballarmino è stato proclamato santo e dottore della Chiesa
e lo è tutt'ora...
Lo sanno tutti: il Corano abbonda di
esortazioni alla guerra contro gli “infedeli”; basterebbe questo
a rendere del tutto erronea la affermazione papale secondo cui tutte
le religioni sono sempre e solo portatrici di pace. A parte questo
resta il fatto, fondamentale, che nessuna religione, come nessuna
teoria politica, può essere giudicata senza tener conto della sua
storia. La violenza è presente anche nella storia del cristianesimo,
e sarebbe del tutto fuori luogo volerla considerare solo come il
frutto di “erronee interpretazioni”. Tra l'altro giudicare una
certa interpretazione più o meno “erronea” dipende dai tempi. Ai
tempi di Giordano Bruno pochi o nessuno giudicavano “erronee” le
posizioni del cardinale Ballarmino, fra pochi anni molti, forse,
potrebbero giudicare “erronee” le teorie esposte da Bergoglio
nelle sue encicliche. C'è chi già oggi le giudica tali.
Il
cristianesimo però ha saputo faticosamente lasciarsi alle spalle gli
aspetti meno difendibili della sua storia. Oggi condanna roghi e
persecuzioni degli eretici ed accetta i principi fondamentali della
modernità. Molti sostengono che così facendo il cristianesimo sia
tornato ai suoi principi più autentici. Può essere vero, ma non si
tratta di un fatto fondamentale. Ad essere davvero importante è la positiva evoluzione storica del cristianesimo, costituisca o non costituisca questa un ritorno ai "principi originari".
L'Islam non ha saputo fare altrettanto. L'Islam di
oggi non accetta il principio della laicità dello stato, non
distingue fra peccato e reato, pone limiti rigorosissimi alla libertà
di coscienza e di pensiero. Per questo nell'Islam odierno adulterio e apostasia, per fare solo due esempi,
sono reati spesso punibili con la morte, o con orribili pene
corporali.
Tutto questo nella enciclica di Bergoglio
semplicemente scompare. Resta un irenismo tanto utopico quanto
mieloso e una gran quantità di affermazioni apodittiche su una
presunta natura sempre tollerante e pacifica di ogni fede (e,
soprattutto, dell'Islam).
Un simile irenismo toglie inoltre a chi
crede ogni motivazione. Per Bergoglio tutte le religioni sono più o
meno sullo stesso piano. Dio ama tutti, cattolici e musulmani,
credenti e non credenti, le varie religioni positive altro non sono
che diverse vie per avvicinarsi al Dio di tutti. Ma, se le cose
stanno così, perché credere nel Dio del cristianesimo? Perché
credere che Cristo non sia un semplice profeta ma insieme vero Dio e
vero uomo? Perché credere nei dogmi della trinità e della
incarnazione, nella necessità della grazia? Il Dio di Bergoglio, che
in realtà di Dio parla pochissimo, assomiglia molto al Dio dei
deisti dell'illuminismo: un essere supremo estraneo ad ogni forma di
rivelazione. Nulla di male, intendiamoci, in una simile fede, solo...
questa è compatibile con l'esistenza di un papa? C'è da
dubitarne.
Non è il caso di continuare. Tutta la lettera
enciclica è caratterizzata da una ostilità profonda verso i valori
fondamentali della civiltà occidentale. Autonomia individuale e
libertà personali, benessere, mercato e denaro sono guardati nel
migliore dei casi con sospetto, nel peggiore con avversione quasi
rancorosa. La storia dell'occidente è ridotta a sfruttamento
colonialistico, oppressione dei popoli e distruzione dell'ambiente,
l'epidemia di covid addebitata al mercato, come se non fosse nata in
un paese in cui uno degli ultimi partiti comunisti del mondo governa
col pugno di ferro. Il rancore anti occidentale che caratterizza
tutta l'enciclica è talmente forte da fare emergere nel testo
autentiche contraddizioni logiche. Nella “fratelli
tutti” si
condanna di continuo il “consumismo”, ma si lanciano invettive
contro la povertà, come se superare la povertà non significasse
aumentare, e di molto, i detestati consumi. Ed ancora, nella parte
dell'enciclica dedicata alle migrazioni si parla da un lato della
necessità di preservare radici e culture dei popoli e si sostiene
dall'altro il “diritto” alle migrazioni senza limiti e controlli,
come se simili migrazioni incontrollate non distruggessero culture e
radici. Bergoglio forse non coglie quest'ultima contraddizione perché
le migrazioni incontrollate minano soprattutto la cultura
occidentale, e
questa non gode delle papali simpatie...
La “fratelli
tutti” non
è in realtà una enciclica. Non a caso non affronta alcun tema
teologico, non dedica una parola a Dio ed alla trascendenza.
“Fratelli tutti
“ è un manifesto politico, meglio, un manifesto ideologico, una
difesa senza se e senza ma della nuova, grande, utopia ideologica dei
nostri giorni: il mondialismo.
L'ideologia ama solo le sue
astrazioni, non il mondo reale. E se il mondo reale differisce dalle
astrazioni ideologiche queste sostituiscono quello.
Esattamente
questo fa la “fratelli
tutti”.
Bergoglio semplicemente sostituisce la sua ideologia al mondo. Parla
di religioni tutte e sempre portatrici di pace e cancella dal mondo
il fondamentalismo islamico e il terrorismo fondamentalista. Elimina
dal mondo le persecuzioni dei cristiani, le adultere lapidate o
frustate, gli apostati decapitati, i gay impiccati, i liberi
pensatori condannati a morte o a lunghissime pene detentive e
sostituisce a tutto questo la melassa di un presunto amore
universale. Elimina dal mondo l'esperienza del comunismo che è
costata molte decime
di milioni di
morti al genere umano e riserva le sue invettive al “consumismo
capitalista”. Non vede il degrado derivante dai processi migratori
incontrollati, l'involuzione che sta trasformando grandi paesi
occidentali in meri aggregati tribali, il perfetto contrario della
integrazione, e sostituisce a questo squallore l'ideologia irenica di
una armoniosa e generalizzata integrazione.
O il mondo si adegua
all'ideologia o vada al diavolo. Così ragionano tutti coloro che di
ideologia sono malati.
Purtroppo questo modo di non pensare è
arrivato sino al soglio di Pietro. Una tragedia per la cristianità.
E per l'occidente tutto.
Aridatece Ratzingher : quello è un papa, questo ....(non mi va di dir parolacce)
RispondiEliminaha un brutto cipiglio
RispondiEliminapersonagio banale e politicizzato , umanamente vale 0 e per il catolicesimo un affossamento de credibilità
RispondiEliminaAdoperarsi per dare dignità a tutti gli uomini non con le elemosine ma metterli in condizione di essere autosufficienti ovunque essi siano non sprecando risorse come sta facendo l'Italia adesso ma impiegarle sui luoghi di provenienza di questi (chiamamoli) sfortunati.
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