venerdì 27 settembre 2013

LA SOCIETA' UNISEX



Facciamo un po' di chiarezza, così, alla buona.

Una cosa è avere il diritto di vivere come si vuole la propria sessualità, cosa del tutto diversa è considerare tutte socialmente di egual rilevanza le varie forme di sessualità. Tutte le forme di sessualità che non arrechino danno ad altri, che non siano basate sulla violenza e sulla prevaricazione e non abbiano carattere pedofilo, sono lecite. Ma non tutte le varie forme di sessualità sono socialmente sullo stesso piano. Si possono fare le stesse considerazioni per le varie forme di convivenza fra esseri umani, sia o non sia questa convivenza legata alla sessualità.

Tizio riesce a provare piacere sessuale solo masturbandosi; non lo si può certo considerare per questo un criminale. Tizio ha tutto il diritto di non sposarsi, di non avere rapporti sessuali con nessuno e di soddisfarsi solo con la masturbazione e le connesse fantasie erotiche.
Ma, è sensato dire che Tizio forma una famiglia di una sola persona? E' sensato estendere a Tizio eventuali misure prese a sostegno della famiglia? La sessualità di Tizio, libera, liberissima, ha, per il fatto di essere libera, la stessa rilevanza sociale di altre forme di sessualità, collegate alla riproduzione della specie? Basta porre correttamente la domanda per avere la risposta.

Caio vive con tre amici. Non esistono fra loro rapporti sessuali, sono “solo” buoni amici e vivono bene insieme. liberissimi di farlo, ovviamente. Ma, Caio e i suoi tre amici sono una “famiglia”? Possono adottare figli che avranno non due ma quattro genitori, tutti dello stesso sesso? Di nuovo, la risposta sembra piuttosto ovvia.

Sempronio è gay e vive con Paolo. libero farlo, ovviamente. Sempronio e Paolo vogliono soddisfare il loro “desiderio di paternità” e, che fanno? Sempronio fa iniettare il suo seme nell'utero di Laura, una volta che Laura avrà partorito consegnerà il bimbo a Paolo e Sempronio che diventeranno “genitori”. Considerazioni analoghe possono farsi per Maria che è gay e vive con Luisa. Maria si farà iniettare nell'utero il seme di Ubaldo e diventerà madre. Queste situazioni sono “normali”? Con tutta la buona volontà, e senza essere assolutamente un “bacchettone”, non credo.

La grande mistificazione che sta dietro al dibattito sulla “omofobia” è che si cerca di spacciarla come una difesa dei diritti e delle libertà. NON E' COSI'. Ciò che si cerca di far passare non è la difesa di certi diritti, che nessuno, o pochissimi, contestano. La verità è che si vuole imporre a tutti un certo modello di società, dei rapporti fra i sessi e più in generale fra le persone. Chi non è d'accordo con questo modello viene subito bollato come omofobo, additato al pubblico disprezzo come un intollerante, una persona che non rispetta gli altrui diritti, addirittura lo si vorrebbe perseguire legalmente. Questo è l'attentato ai diritti ed alle libertà che si cela dietro la campagne strumentali sulla “omofobia”.
E, quale sarebbe il modello di società che gli inquisitori politicamente corretti vorrebbero imporci? Lo si può definire in due parole: SOCIETA' UNISEX. Una società in cui la differenza sessuale non abbia più alcuna rilevanza ed in cui i rapporti fra gli esseri umani possano in toto prescindere da questa differenza. Non ci si limita a ribadire, cosa assolutamente giusta, che tutti gli esseri umani, maschi, femmine o gay che siano, hanno gli stessi diritti e la stessa dignità. No, si vuole stabilire che le particolarità sono prive di importanza, che, siccome siamo tutti persone, le differenze fra persone, e nessuna differenza è tanto basilare come quella sessuale, sono prive di rilevanza sociale.

Le donne partoriscono, hanno utero e mammelle; gran parte, se non tutte, le differenze fisiche e, probabilmente, anche psicologiche fra uomo e donna dipendono dal diverso ruolo che questi hanno nella riproduzione della specie. Tutte sciocchezze, sentenziano i Torquemada del politicamente corretto. Maschi e femmine sono interscambiabili nei ruoli di padre e madre. Paternità e maternità cessano di essere qualcosa di diverso e complementare per venire ad identificarsi, meglio, annullarsi nell'universo unisex.
Ed ancora. Di solito (lo sottolineo, non sempre, di solito) i maschi hanno maggior potenza muscolare delle femmine. Questo non piace, sembra “discriminatorio”, ai sacerdoti della nuova religione politicamente corretta. Maschi e femmine hanno la stessa dignità e gli stessi diritti “quindi” devono (DEVONO) avere la stessa forza fisica. Dando mostra di una idiozia degna di miglior causa coloro che propagandano sui media il politicamente corretto identificano il valore di una persona con la potenza dei suoi muscoli, col risultato che in ogni film d'azione, specie se americano, vediamo all'opera smilze ragazzine che riempiono di botte enormi e super muscolati maschiacci. Se le cose stessero davvero così non mi dispiacerebbe: non sarebbe male che chi ha sempre subito violenza rendesse pan per focaccia. Però il tutto mi sembra leggermente ideologico.
Si potrebbe continuare. L'immagine che viene costantemente propagandata dai media è quella di una società in cui la differenza maschio-femmina diventa ogni giorno più marginale. Un tempo, per fare solo un esempio, si rivendicavano strutture che aiutassero le madri a conciliare maternità e lavoro, oggi si guarda con sospetto a simili politiche perché sarebbero “discriminatorie”. Perché aiutare le madri? Un simile atteggiamento non sancisce in fondo una differenza inaccettabile? Il vero obiettivo è eliminare la differenza, non fare in modo che questa non diventi fattore di emarginazione sociale. Senza neppure rendersene conto molte femministe politicamente corrette distruggono in questo modo proprio l'identità femminile, trasformano la donna in una brutta copia, o in una ridicola caricatura, dell'uomo.

Il ruolo sociale della famiglia composta da un uomo ed una donna è legato, dovrebbe essere ovvio, a quella cosetta di scarsa rilevanza sociale che è la riproduzione della specie umana. Sottolineare questo fatto non significa sostenere l'idiozia secondo cui si fa sesso  solo pensando ai figli che, forse, arriveranno. Di solito quando si fa sesso si pensa alla riproduzione più o meno nella stessa misura in cui si pensa al metabolismo quando si mangia. Però, così come l'atto del mangiare è legato alla conservazione della vita, l'atto sessuale è legato alla sua riproduzione, e questo un minimo di rilevanza sociale la ha, piaccia o non piaccia la cosa. Nella famiglia cosiddetta “tradizionale” dovrebbe realizzarsi l'unione di amore, sesso e riproduzione. Spesso queste strade divergono e non c'è da scandalizzarsene: ci può essere sesso senza riproduzione, sesso senza amore ed anche amore senza sesso; si possono amare persone diverse, sia in momenti diversi della vita che nello stesso momento, è sempre accaduto e continuerà ad accadere. Ma i teorici della società unisex non si limitano a constatare questo stato di cose. Negano che si debba anche solo cercare di realizzare questa unità, lo negano perché questa non conterrebbe nulla di socialmente rilevante. L'unità di sesso, amore e riproduzione sarebbe solo una delle numerosissime combinazioni possibili nel gioco erotico ed affettivo, socialmente sullo stesso piano di tutte le altre. Si può far l'amore da soli, fra uomo e donna, donna e donna, uomo e uomo. Lo si può fare da soli, in due, tre, quattro o trentaquattro. Il rapporto fra uomo e donna che viene comunemente definito “di coppia” sarebbe solo una possibilità fra tante altre, la differenza sessuale la base per certi giochi erotici, esattamente come la non differenza è la base di altri. La famiglia si spezzetta in una miriade multicolore di forme di convivenza, i figli cessano di essere momento essenziale del rapporto affettivo ed erotico, un ponte fra presente e futuro, qualcosa di noi che resterà, quando non ci saremo più, per diventare un optional. Si vuole un figlio perché si vuol soddisfare il “proprio desiderio di paternità”, o maternità. E se il figlio non lo si può avere dal partner, che è dello stesso sesso, si affitta un utero. Non so quanto tutto questo sia morale o  immorale, di certo è profondamente superficiale, banalizzante.

Lo ripeto, per non essere frainteso. Non esiste nulla di immorale nel far sesso senza amore, o nella convivenza senza riproduzione. Se Tizio fa l'amore insieme ad altre dodici persone non è un pervertito, è solo una persona a cui piace il sesso di gruppo. Ad essere inaccettabile è la pretesa che questo sia “normale”, non si differenzi in nulla dalle normali relazioni affettive e sessuali fra gli esseri umani. Il concetto stesso di “normalità” è in effetti al centro delle polemiche e degli attacchi dei sostenitori del politicamente corretto. Chi ha detto, si sostiene, che essere “sani” sia “normale” ed essere “malati” sia “anormale”? E, chi ha detto che avere la temperatura corporea a 36,5 gradi sia da “sani” mentre averla a 38,5 sia da “malati”? Salute e malattia, normalità ed anormalità sono convenzioni, nomi che gli uomini appiccicano a certi stati di cose e a certi eventi, nulla che abbia alle spalle qualcosa di oggettivo, universalmente valido. Tutto è convenzione, interpretazione, decisione soggettiva; cercare il “vero” e la “normalità” è, in questo senso, fatica sprecata, peggio, indice di mentalità dogmatica, autoritaria.
Tralasciamo i paradossi e le contraddizioni logiche cui concezioni di questo tipo inevitabilmente conducono (se tutto è convenzione è convenzionale la affermazione secondo cui “tutto è convenzione”) e dedichiamo un attimo di attenzione alla loro tesi di fondo.
In effetti è convenzionale definire sano chi ha certe caratteristiche e malato chi ne ha altre. Però, dietro a questa convenzione sta il fatto oggettivo che Tizio, sano, ha certe caratteristiche e che grazie a queste può fare certe cose, ad esempio, partecipare ad una gara di atletica, mentre Caio, malato, ha caratteristiche diverse ed è obbligato a fare altre cose, stare a letto ad esempio, invece che fare pratica sportiva. Ed ancora, è convenzione definire “normali” i rapporti eterosessuali: volendo si potrebbero definire “normali” i rapporti omosessuali, è vero. Però, è grazie ai rapporti eterosessuali che il genere umano ha potuto e può riprodursi: se la gran maggioranza degli esseri umani avessero preferito i rapporti omosessuali il genere umano si sarebbe estinto da millenni, e questo è un fatto oggettivo, non convenzionale.
L'oggettività, il dato, sono questi i nemici dei politicamente corretti. Nemici che si cerca di battere in ogni modo. Però, gli stessi tentativi con cui si cerca di battere il dato della “normalità” ne confermano il carattere oggettivo. Una coppia gay vuole un figlio? Adotta un bambino che un'altra coppia non gay ha avuto grazie a rapporti sessuali normali, oppure cerca di avere un figlio generato in provetta, ma cosa significa generare un figlio in provetta se non copiare quanto avviene naturalmente in seguito ad un  rapporto eterosessuale? Come i teorici della neolingua politicamente corretta, gli inquisitori della società unisex vorrebbero rompere la continuità della storia. Il loro sogno (o incubo?) è ripartire da zero, eliminare il dato della differenza sessuale e creare nuovi soggetti sessuali, liberi infine dall'infamia originaria di avere un sesso, essere maschi o femmine. Ma l'essere dati è elemento essenziale di noi esseri umani. Non si può sfuggire al dato, non ci si può fare da se; la pretesa di rifarsi dalle radici ci fa intravedere una grandezza che non è tale,  è qualcosa di solo distruttivo, ed auto distruttivo. Una libertà che pretenda di imporsi al dato, di costruire da zero una nuova “normalità” degenera in nichilismo totalitario, sempre.

3 commenti:

  1. Grazie, Giovanni, sei stato chiarissimo. Se qualcuno, con la scusa legittima della libertà, vuole promuovere l'unisex o l'omosex lo faccia pure. Ma la libertà non c'entra.

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